La guerra in Ucraina è entrata prepotentemente nelle nostre vite e nelle nostre scuole, frequentate anche da alunni ucraini residenti da tempo dal nostro Paese. La nostra testata ha deciso di intervistare due studentesse.
“La situazione nel nostro Paese è angosciante. Non doveva succedere, la sofferenza del nostro popolo è indicibile.” Sono queste le affermazioni che Viktoria e Valentina, due studentesse di origine ucraina che vivono, lavorano e studiano nel nostro Paese, frequentando i corsi serali dei percorsi di II livello di un istituto per i servizi professionali per l’enogastronomia nella città di Napoli.
Le loro parole, nonostante la preoccupazione e la paura per quello che succede in Ucraina, nella terra in cui vivono i loro parenti ed amici, sono profondamente lucide. Abbiamo voluto, sperando di poter dare anche noi un piccolo contributo in aiuto di tutte quelle famiglie che vivono il dramma della guerra, rivolgere loro alcune domande per capire e cercare di comprendere quale sia la situazione attuale.
1) Da quanti anni vivete in Italia e quali motivazioni vi hanno portato a lasciare la madrepatria?
Viktoria: “Per sostenere economicamente la mia famiglia d’origine, poiché in Ucraina era difficile per me trovare un lavoro 23 anni fa”.
Valentina: “Non riuscivo a trovare lavoro e ho deciso di venire in Italia, anche mio marito è qui con me perché anche lui aveva difficoltà a trovare lavoro”.
2) Avevate conseguito titoli di studio in Ucraina?
Viktoria: “Sì, la laurea in veterinaria che purtroppo in EU non è titolo riconosciuto per consentirmi l’esercizio della professione di veterinario”.
Valentina: “Sì, la laurea in economia”.
3) Come vi siete trovate in Italia, ritenete sia una nazione accogliente?
Viktoria: “All’inizio ho avuto qualche difficoltà di inserimento sociale perché talvolta ho incontrato persone diffidenti e poco accoglienti, poi con il tempo mi sono integrata pienamente”.
Valentina: “Io complessivamente bene, la famiglia presso cui lavoro mi ha sempre trattata bene anche se ho sempre tanta nostalgia della mia terra e della mia famiglia”.
4) Al vostro arrivo in Italia avete trovato subito lavoro?
Viktoria: “Sì, come badante, perché con il mio titolo di studio non potevo trovare altro, qui in Italia non posso esercitare come veterinario”.
Valentina: “Sì, anch’io ho trovato subito lavoro come colf presso una famiglia di Scafati, dove vivo da quando sono in Italia”.
5) Immaginiamo che abbiate grande preoccupazione per la guerra in atto nel vostro Paese, riuscite ad avere contatti regolari con i vostri cari?
Viktoria: “Sì, riesco a sentire i miei genitori, i miei fratelli e mio figlio, di 27 anni, che attualmente si trova a Kiev come volontario, autista di camion addetto al trasporto di aiuti alla popolazione, ho paura per lui, temo possa essere reclutato per andare a combattere”.
Valentina: “Sì riesco a sentire mia mamma e mia sorella che vivono in campagna a 600km da Kiev, al momento riescono a stare ancora a casa, e non sono nei rifugi, ma chissà per quanto tempo, ancora, spero che la guerra finisca al più presto, viviamo con l’ansia tutto il giorno”.
6) Ritenete che i mezzi di informazione italiani stiano riportando in modo esatto quanto sta accadendo nella vostra nazione?
Viktoria: “Assolutamente. Abbiamo riscontri puntuali dai nostri amici e dai nostri parenti che sono in patria”.
Valentina: “Concordo e anzi sento il dovere di ringraziare gli organi di stampa e gli inviati in Ucraina, che con grande professionalità e correndo grossi rischi, fanno informazione e sensibilizzano l’opinione pubblica testimoniando gli orrori di questa guerra che all’improvviso si è abbattuta sul nostro popolo”.
7) Avevate la percezione che la situazione potesse precipitare così drammaticamente in così poco tempo?
Viktoria: “Assolutamente no, speravo negli accordi diplomatici”.
Valentina: “No. Purtroppo, invece, c’è stato un attacco terribile nel cuore dell’Europa che nessuno è stato capace di ipotizzare”.
8) A scuola come state vivendo questo periodo di grande preoccupazione e di sofferenza?
Viktoria: “Siamo circondate dall’affettuosa solidarietà dei compagni e dei professori, che detestano la guerra, desiderano la pace e non vogliono vedere i nostri volti tesi e tristi. In classe si parla tanto della situazione e mi fa piacere che gli italiani cerchino di essere costantemente informati”.
Valentina: “Io sono rimasta colpita dalla generosa solidarietà morale e materiale a scuola come in tutto il contesto sociale, ovviamente è difficile concentrarsi nello studio, tuttavia per me è importante come è importante che tutti noi continuiamo a difendere con ogni mezzo a disposizione la pace e la fratellanza, dicendo no alla guerra, ovunque si combatta”.
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