Una valutazione impossibile?

Al di la di quanti abbiano effettivamente compilato il Portfolio entro la data di scadenza del 31 luglio, certo è che, così come tutti i consimili precedenti caravanserragli, anche l’ultimo Sistema di valutazione – partito con la smodata pretesa di cogliere la specificità pezzente della dirigenza scolastica – è puntualmente naufragato, pur ridottosi, strada facendo, a un ectoplasma in seguito ad intensi lavorii intellettuali a spaccare la virgola per assicurare le massime garanzie ai soggetti valutati. Ovviamente, senza mai arrivare al dunque, mancando sempre qualcosa per fare cento: secondo un copione che si recita da tre lustri e senza particolari sforzi di originalità.

Per parte nostra, nell’improbabile ipotesi che si voglia dismettere dal guardarsi l’ombelico, consigliamo la lettura del decreto del MIUR n. 971 del 23.11.13, che – in soli quattro articoli – disciplina la valutazione della propria banale dirigenza amministrativa e tecnica.

Si compone di un’apposita allegata scheda SOR (scheda degli obiettivi e dei risultati), che consente di valutare sia il conseguimento degli obiettivi assegnati e il contributo dato alla performance complessiva dell’amministrazione, che il comportamento organizzativo, ivi compresa la capacità di valutazione dei propri collaboratori.

E predispone una sorta di paracadute a compensare gli eventuali elementi di difficoltà riscontrati nell’attività gestionale e indicati dal valutato nell’apposita scheda EDE (elementi di difficoltà evidenziati).

Non ci sono visite di Nuclei, né interlocuzioni via skype o assistenze tutoriali. E sono del tutto estranei portofolii o consimili amenità da compilare, perché è lasciata alla libertà dei singoli interessati allegare l’essenziale documentazione ritenuta significativa a comprova di quella che è una procedura gentile, non invasiva: sostanzialmente un’autovalutazione, con il punteggio che ognuno si attribuisce e che il valutatore potrà poi confermare o correggere.

Restiamo ostinatamente convinti che, già prima facie, la specificità della dirigenza scolastica può ben essere rilevata, valutata e rendicontata da quello che è un dispositivo sostanzialmente neutro, semplicemente invertendo il peso attribuito al primo e ai secondi per corrispondere alla peculiarità delle istituzioni scolastiche, non assimilabili ad un ufficio amministrativo siccome strutturalmente contrassegnato da procedure largamente standardizzate. Ragion per cui qui la prevalenza non può essere quella dei risultati, attingibili con strumenti quantitativi (valutazione di prodotto), bensì dei comportamenti organizzativi, essenzialmente deducibili con un sistema di indicatori e descrittori – formalizzati in anticipo – e la cui frequenza e intensità siano convenzionalmente stimati significativi, in termini di causalità adeguata, salvo verifica e loro consequenziale rimessa a punto (valutazione di processo).

In prima istanza i nuclei di valutazione per ogni dirigente scolastico assegnato formulerebbero un giudizio e definirebbero la collocazione nei previsti livelli – anche sulla scorta di un protocollo standard ministeriale ai fini della necessaria uniformità – e comunque assistiti da un’adeguata motivazione.

Il direttore generale dell’USR potrà poi confermarli nell’adozione del provvedimento formale oppure potrà assumere, debitamente motivandola, una decisione diversa.

A chi volesse indursi a sostenerlo dobbiamo però segnalare il suo inemendabile difetto: funziona, ovvero è a prova d’inceppamento.

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