Sembra inoltre che Renzi ricorrentemente sottoponga alla collega titolare dell’Istruzione, la civica Stefania Giannini, nuovi risultati di sondaggi, che quando sono ottimisti assegnano all’ex partito di Mario Monti lo 0,9%, per cui a palazzo Chigi aleggerebbe il desiderio di liberare la casella dell’Istruzione, per assegnarla a un fidato rappresentante del Pd. Roberto Formigoni invece, sempre secondo Italia Oggi, insiste sulla verifica, mentre il raggruppamento centrista avrebbe bisogno di superare quello che Maurizio Sacconi, dimissionario capogruppo senatoriale, ha dipinto come uno sbilanciamento di Renzi verso sinistra. Se il Ncd vuole dimostrare che il governo è un governo di emergenza e quindi sostenuto da forze politiche diverse e lontane, una verifica gli tornerebbe utile, ma non a Renzi che vuole, nei fatti, attestare che il suo governo è davvero un monocolore tutto Pd se non proprio renziano. Non solo: ma sembra pure che intenda spostare l’asse del governo, non verso il centro, ma attrarre il Ncd nella propria area, come è stato dimostrato nella elezione del presidente della Repubblica e come si prefiggerebbe di fare alle prossime regionali, cooptando Alfano e i suoi nel Pd. Operazione non facile e per questo pericolosa in sede di verifica perché richiede molteplici pressioni, specie su Alfano, con l’ausilio di messaggi e segnali periferici, in particolare da Veneto e Campania. Questo presunta incapacità, per gli equilibri di governo, di andare a una verifica impedirebbe dunque a Renzi surroghe e sostituzioni nell’esecutivo, mentre si profilerebbe pure, come scrive su un altro fronte Il sole 24 Ore, un allargamento del Ministero degli Affari Regionali per trasformarlo in Ministero del Mezzogiorno, che abbia anche la gestione dei fondi europei. A guidarlo, a quanto ha fatto intendere ieri il presidente del consiglio a Porta a Porta, sarebbe un’altra donna dopo le dimissioni del ministro Maria Carmela Lanzetta: “Esce una entra una”.
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