I lettori ci scrivono

Una visione miope del merito

Gentile redazione di Tecnica della Scuola.

Ho letto con crescente stupore il dibattito che si sta sviluppando intorno al merito nel mondo dell’istruzione. Ipotizziamo (anche se non ne sono affatto sicuro) che il merito, nelle intenzioni del nuovo governo, vada applicato anche agli studenti.
Sostenere che il merito non dovrebbe avere alcuno spazio nella scuola mi sembra francamente allucinante. Una scuola senza alcun riferimento al merito è una scuola che abbandona proprio gli studenti più deboli, illudendoli che vada sempre tutto bene anche quando non è vero, salvo poi lasciare i ragazzi totalmente impreparati quando finiscono di studiare e si affacciano alla vita adulta. Questo buonismo ipocrita è una polpetta avvelenata che sul lungo periodo causa più danni che benefici.

Certo, è altrettanto sbagliato trascurare gli studenti in difficoltà, visto che sono quelli più bisognosi di aiuto. È sacrosanto sostenere che la scuola non deve essere come un ospedale che cura i sani e respinge i malati.
Allora merito sì o merito no? Selezione o inclusione? Secondo me la questione è mal posta. Credo che individuare il merito solo nelle prestazioni sia una visione miope. Bisognerebbe adottare una definizione di merito che sia applicabile a tutti indipendente dai risultati, cioè che faccia riferimento all’IMPEGNO.

Lo studente meritevole dovrebbe essere quello che si IMPEGNA, facendo del proprio meglio con continuità.
Non a tutti si possono chiedere gli stessi risultati, ma a tutti si può chiedere di fare del proprio meglio. E non è affatto scontato che gli studenti lo facciano. Anzi, spesso gli studenti più in difficoltà sono proprio quelli passivi, che non partecipano alle attività proposte e che non approfittano degli aiuti. Quante volte ho visto studenti in difficoltà che non studiano, non portano il materiale, non usano gli strumenti compensativi nelle verifiche, si estraniano dalle attività proposte in classe e non provano nemmeno a svolgere gli esercizi a casa! Non si può pretendere che la partecipazione di quegli studenti sia esclusivamente responsabilità della scuola! Secondo me una parte del lavoro (e della fatica) spetta anche agli studenti. Credo che questo sia il modo giusto di individuare il merito: la scuola ha il compito di aiutare gli studenti in difficoltà, e quegli studenti devono avere la responsabilità di impegnarsi per far fruttare gli aiuti.

Certo, è molto difficile valutare un simile tipo di merito, ma sicuramente a livello universitario esisteranno studi e ricerche che possono venire in aiuto. E prima ancora dell’aspetto burocratico, secondo me dovrebbe esserci una diffusa aspettativa sociale che pretenda impegno dagli studenti. A mio personalissimo parere, la narrazione del DIRITTO al successo formativo dovrebbe essere sostituita da quella del successo raggiungibile A CONDIZIONE CHE CI SI IMPEGNI A FONDO.

Luca Bonisoli

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