Si sono sprecati fiumi di inchiostro per ragionare sulla validità o meno di tali test e sull’utilità di proporli. Sapendo che l’Invalsi ha come principale, anche se non esclusivo, compito istituzionale quello di promuovere rilevazioni nazionali, mediante il Servizio Nazionale di Valutazione (SNV), e internazionali sui livelli degli apprendimenti raggiunti dagli studenti italiani in alcuni ambiti disciplinari e in taluni momenti del loro percorso scolastico.
Sapendo inoltre che i sostenitori di tali pratiche valutative le giustificano con le profonde trasformazioni culturali, sociali ed economiche che hanno attraversato la maggior parte dei paesi economicamente più avanzati a partire dal secondo dopoguerra. E che tali cambiamenti si sono, almeno in parte, tradotti in riforme dei sistemi scolastici con conseguenze anche sul sistema di valutazione centrale e locale, ponendo in primo piano il problema della comparabilità dei risultati all’interno del medesimo Paese, ma anche tra paesi differenti, quindi con sistemi scolastici ed educativi profondamente diversi.
Nasce spontanea una semplice osservazione. In Italia prima di tutto ciò le nostre scuole sfornavano talenti che hanno fatto la fortuna economica di molte Nazioni straniere, parliamo di Pier Giorgio Perotto che con la sua “programma 101“ della Olivetti ha contribuito al successo della IBM, o di Federico Faggin ideatore e progettista del primo microprocessore che ha lanciato il marchio della INTEL in tutto il mondo.
Oggi, sarà un caso, ma con tutte le procedure di controllo sulle buone pratiche della trasmissione del sapere, il prodotto finale delle competenze italiche si traduce in termini reali in una classe dirigente che sta osservando impotente la dissipazione della struttura industriale nazionale, che è incapace di proporre alternative innovative vincenti, che reagisce in modo scomposto alla competizione globalizzata.
Una volta c’erano la creatività e l’ingegno italico e oggi? Forse diventeremo bravi a mettere crocette o puntini nel quadratino giusto della domanda a risposta multipla proposta, forse la categoria degli insegnati, affogata dalla burocrazia delle circolari, si adeguerà a tali procedure valutative, ma il Paese che conoscevamo negli anni settanta/ottanta si sta evaporando con tutta la sua ricchezza di competenze e conoscenze.