La pandemia da Covid ha acuito i malesseri psicologi e l’insofferenza delle persone. A farne le spese sono stati soprattutto i giovani, con l’età dei ragazzi “sull’orlo di una crisi di nervi” e ribelli alle regole scesa in modo preoccupante: oramai, i casi di maggiore tensione a scuola si ravvisano tra la fine delle scuole medie e l’inizio delle superiori. Tanto che per i docenti nell’ultimo biennio è stato non sempre facile farsi rispettare. L’azione educante, poi, diventa quasi impossibile da portare avanti quando gli studenti “difficili” sono giustificati dai genitori. Al punto di additare gli insegnanti di comportamenti fuori luogo o addirittura vessatori nei confronti dei loro figli. In alcune circostanze, le famiglie per fare valere le loro ragioni diventano aggressive e violente nei confronti del corpo insegnante. È accaduto anche a Piacenza nel corso di quest’anno scolastico. E adesso dovranno spiegare i motivi ad un giudice.
Infatti, rivela la Gilda degli insegnanti, per avere offeso e minacciato insegnanti, due genitori sono stati denunciati a Piacenza e una donna è stata rinviata a giudizio: il primo caso riguarda il padre e la madre di una studentessa, al massimo di 12-13 anni, entrati senza autorizzazione a scuola, un istituto comprensivo, dove hanno avvicinato una docente in corridoio minacciandola per avere redarguito la figlia che utilizzava il telefono a lezione.
Tra l’altro sul divieto di uso a scuola del cellulare è ancora valida una circolare dell’ex ministro Giuseppe Fioroni, come rimarcato di recente da una recente Circolare, pubblicata fine 2022, dell’attuale ministro Giuseppe Valditara che ha confermato il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni, trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti, come già stabilito dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998 e dalla circolare ministeriale n. 30 del 2007.
L’insegnante, assistita dai legali della Gilda, ha sporto denuncia e ha chiesto alle autorità scolastiche di provvedere a richiedere l’azione difensiva da parte dell’Avvocatura dello Stato: una decisione che sposerebbe, dunque, la nuova linea intrapresa dal nuovo corso del ministero dell’Istruzione e del Merito gestito dal professore Giuseppe Valditara, che prevede l’intervento dello Stato in difesa dei docenti vittime di ingiurie o violenze durante l’esercizio della professione.
A questo proposito, con una Nota del 17 febbraio scorso firma del Capo Dipartimento Carmela Palumbo, anticipata dalla Tecnica della Scuola, sono state fornite le istruzioni pratiche per consentire al personale della scuola di chiedere (ed eventualmente ottenere) il patrocinio dell’Avvocatura dello Stato nel caso in cui siano oggetto di episodi di violenza da parte di studenti o genitori.
Come avevamo osservato, la Nota ministeriale ha ribadito che nel caso di atti di violenza da parte di uno studente o di un genitore è comunque necessario che la “parte lesa” (e cioè il dipendente) presenti una denuncia o una querela nei confronti di chi ha commesso il fatto. E tale denuncia in questo caso sarebbe stata presentata.
L’altro docente piacentino aggredito a Piacenza, stavolta di un istituto di secondo grado, con la sua denuncia ha ottenuto il rinvio a giudizio di una donna, madre di una studentessa, che lo aveva offeso.
In questo secondo caso, tuttavia, non è chiaro se l’insegnante offesa dal genitore chiederà il coinvolgimento anche dell’Avvocatura dello Stato.
Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda di Parma e Piacenza, ha detto che il suo sindacato “ha preferito darne notizia ad anno scolastico concluso per non turbare ulteriormente la serenità degli istituti interessati e non creare situazioni di polemica che potessero disturbare il delicato lavoro degli inquirenti”.
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