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Under 14 stranieri figli d’irregolari, a Milano non faranno attività estive

Anche a scuola finita non sembrerebbe esserci equità tra il trattamento riservato agli alunni italiani e quello rivolto verso i giovani appartenenti ai famiglie non in regola con il permesso di soggiorno. A scuola praticamente conclusa, manca solo la Lombardia che ha posticipato il “rompete le righe” a martedì prossimo, il 13 giugno il Comune di Milano ha emesso una circolare che prevede un altro tipo di esclusione dei figli degli immigrati irregolari: l’oggetto del documento è l’iniziativa ludico-formativa “Estate vacanza 2009”, attraverso cui i bambini e ragazzi della provincia meneghina, dai 3 ai 14 anni, potranno trascorrere una fetta della prossima estate (a costi non esorbitanti e comunque legati agli introiti economici delle famiglie) nelle località turistiche più gettonate del Nord Italia.
Ma per partecipare alle attività, sia di mare sia di montagna, da quest’anno occorre anche presentare alcuni documenti che per diversi alunni e studenti figli di stranieri possono rappresentare un vero problema: il Comune ha infatti chiesto di visionare il permesso di soggiorno, con il vincolo che sia in regola con la normativa vigente. Oltre la fotocopia del documento di identità e del codice fiscale dei genitori. Certificati e documenti che uno straniero non in regola, quindi anche i figli, non può evidentemente possedere.
Certo, le attività ricreative e educative offerte dalle strutture del Comune per i mesi di luglio, agosto e settembre rappresentano dei servizi facoltativi e integrativi; niente a che vedere con la scuola dell’obbligo gestita da regole statali uguali per tutti. Fatto sta che, alla luce dei fatti, ormai da alcuni anni classi intere di bambini e ragazzi si ritrovano assieme anche al mare, nei centri estivi cittadini o nelle escursioni di montagna. La mancanza di tempo a disposizione da parte delle famiglie, dove sempre più spesso si lavora in due, entrambi i genitori, induce infatti le famiglie a far frequentare con sempre maggiore frequenza questa sorta di post-scuola estivo. Può quindi rappresentare una valida soluzione ad esigenze ormai chiare a tutti ma di cui le istituzioni non sembrano ancora volersi curare.
Considerando che ai lavoratori stranieri non sempre vengono fatti sottoscrivere regolari contratti, la creazione dei centri estivi, che non richiedono cifre impossibili (in media tra i 50 ed i 120 euro a settimana), risulta ancor di più utile. I loro componenti adulti sono quelli, infatti, anche più esposti al licenziamento in caso di un numero elevato di assenze. E’ evidente che il Comune escludendoli gli creii quindi non pochi problemi. E’ indicativo, infine, il fatto che sempre il Comune di Milano, nel 2008 fu al centro di non poche polemiche per aver prodotto una circolare sulle iscrizioni alle scuole materne che escludeva, analogamente, i bimbi stranieri con le famiglie non in regola. Anche se su ambiti diversi la storia, è il caso di dire, dopo un anno si ripete.
Alessandro Giuliani

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