In Ungheria, dove il governo ha introdotto il divieto dell’uso degli smartphone durante le ore di lezione, un preside è stato licenziato perché si è rifiutato di impedirne l’uso agli studenti della sua scuola.
Il dirigente avrebbe sostenuto che “l’obiettivo pedagogico” del suo istituto “è instillare l’uso corretto degli strumenti digitali invece di vietarlo”.
Un ragionamento coerente che però ha cozzato con la disposizione di legge e la sua opposizione non è piaciuta al ministero dell’Istruzione, che ha provveduto a mandarlo via.
Il preside che, dirige una delle più prestigiose scuole superiori ungheresi, la “Madách Imre” di Budapest, è stato sollevato dall’incarico poco prima dell’inizio dell’anno scolastico.
Una decisione drastica che non è piaciuta ai sindacati, scatenando così le proteste sia dei suoi studenti, sia dell’opposizione.
La normativa del divieto dei telefonini in classe sarebbe entrata in vigore l’8 agosto e prevedrebbe che gli studenti delle elementari e delle superiori possano portare il cellulare a scuola all’inizio della giornata, ma dovranno consegnarlo agli insegnanti all’arrivo e lo riprenderanno solo al termine dell’ultima lezione.
Contestata da diversi operatori della scuola, la legge per loro trasformerebbe gli insegnanti in gendarmi, utilizzando solo mezzi di proibizione invece di cercare di incorporare dispositivi intelligenti nel processo di insegnamento.
Il Sindacato lo ha infatti definito “sconsiderato e incompleto”, aggiungendo che la legislazione “non è realistica e impone un inutile onere aggiuntivo agli istituti scolastici, senza però risolvere nulla”.
E il preside della scuola, che fa parte di questo fronte, a metà agosto avrebbe pubblicato sul sito della scuola un comunicato in cui spiegava le ragioni per cui, insieme agli insegnanti, aveva deciso di non attuare il divieto, informando preventivamente il ministero.
Tuttavia, viene spiegato dalle agenzie, il caso è finito sui media, alimentando nuove polemiche, cosicché il ministero ha licenziato il dirigente affermando che “un dirigente che non rispetta la legge e si oppone apertamente a essa non può essere autorizzato a dirigere un’istituzione statale”.
Il personale della scuola, saputa la notizia, ha pubblicato un comunicato in cui afferma di essere “totalmente scioccato e turbato” e di “considerare inaccettabile il licenziamento, la sua motivazione e le sue modalità”, organizzando così un sit-in davanti alla sede del ministero dell’Istruzione per esprimere solidarietà al preside.
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