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Unica femmina in classe, i genitori si rivolgono al Tar: “Non ha amichette”. La scuola: “Applicato regolamento”

I genitori possono agire per vie legali per ribaltare una decisione di un istituto che, a loro dire, inficia le possibilità della propria figlia di socializzare? Questo è ciò su cui un Tar è tenuto a interrogarsi, a proposito di una vicenda relativa all’istituto comprensivo “Franca Ongaro” del Lido e Pellestrina, a Venezia.

In questa scuola una bimba si è trovata, in prima elementare, in una classe formata da soli maschietti. A quanto pare ciò non è andato giù ai suoi genitori, che hanno deciso di agire prontamente, come riporta SkyTg24.

Alla scuola elementare “Zendrini”, in particolare, sono state istituite due prime: una con 22 alunni (12 maschi e 10 femmine) e l’altra con 6 allievi (5 maschi e una femmina, appunto). I genitori della piccola hanno chiesto di ridistribuire gli alunni delle due classi in maniera omogenea, così da non lasciare la propria figlia “sola” insieme ai compagnetti di sesso maschile.

La battaglia legale

La richiesta è stata però negata; i genitori hanno continuato la loro battaglia inviando una diffida da parte dell’avvocato Rodolfo Romito del foro di Padova, all’istituto comprensivo “Franca Ongaro” del Lido e Pellestrina. Ciò non ha sortito alcun effetto, e per questo i due sono pronti a ricorrere al Tar.

La scuola si è difesa illustrando la particolare situazione dell’alunna. Quest’ultima, infatti, è anticipataria e, secondo quanto afferma la preside, è stata inserita dove c’era posto, senza fare attenzione alla composizione della classe. “Abbiamo applicato ciò che dice il regolamento d’istituto” – spiega la dirigente dell’istituto comprensivo Chiara Leone – “questa conformazione è così in quanto la bambina è anticipataria e perciò viene assegnata dove c’è posto. Pensavo che avere due prime classi a Pellestrina potesse essere un orgoglio per l’istituto, i genitori hanno intrapreso le vie legali, dunque attendiamo l’esito della vertenza”.

Chi ha ragione?

Questa vicenda probabilmente è destinata a dividere, tra chi afferma che la socializzazione con le “compagnette” sia una parte essenziale del percorso scolastico e della crescita che quindi non deve essere sottovalutata, e chi pensa che questi genitori stiano esagerando e che la scuola non dovrebbe tenere conto di questioni di questo genere.

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Redazione

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