Per deprivazione materiale si intende la percentuale di bambini e adolescenti che non ha accesso ad alcuni beni, servizi o attività ritenuti “normali” (sono 14 in tutto) nelle società economicamente avanzate, come fare almeno tre pasti al giorno, libri e giochi adatti all’età del bambino, un posto tranquillo con spazio e luce a
sufficienza per fare i compiti, connessione internet.
I tassi più alti di deprivazione materiale vengono riscontrati in Nazioni come Romania, Bulgaria e Portogallo (rispettivamente con più del 70%, 50% e 27% dei bambini e adolescenti esclusi), anche se alcuni Paesi tra i più ricchi come Francia e Italia hanno tassi di deprivazione superiori al 10%. I Paesi nordici hanno il minor tasso di deprivazione tra i minorenni, inferiore al 3%.
La seconda misura esaminata nel rapporto Unicef riguarda la povertà relativa, prendendo in esame la percentuale di bambini e adolescenti che vivono al di sotto della “soglia di povertà” nazionale – definita come il 50% del reddito medio disponibile dalle famiglie. I Paesi nordici e l’Olanda hanno i tassi più bassi di povertà infantile relativa, intorno al 7%. Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito hanno tassi compresi tra il 10 e il 15%, mentre oltre il 20% dei bambini in Romania e Stati Uniti vivono in povertà relativa.
Particolarmente evidenti, nel rapporto, sono i confronti tra gli Stati con economie simili, che dimostrano come la politica dei governi abbia impatti significativi sulla vita dei bambini e degli adolescenti. Ad esempio, la Danimarca e la Svezia hanno tassi molto più bassi di povertà infantile del Belgio o della Germania, ma tutti e quattro i Paesi hanno gli stessi livelli di sviluppo e reddito pro capite.
“I dati sottolineano che troppi bambini e adolescenti continuano a non avere accesso a beni o servizi di base necessari al proprio sviluppo in Paesi che hanno tutti i mezzi per fornire loro la possibilità di un completo sviluppo e determinazione”, ha dichiarato Gordon Alexander, direttore del Centro di Ricerca dell’Unicef, che aggiunge: “il rapporto ha anche mostrato che altri Paesi hanno lavorato bene (visto che ci riferiamo
in gran parte a dati pre-crisi) grazie ai sistemi di protezione sociale. Il rischio è che con la crisi attuale, le conseguenze di decisioni sbagliate saranno visibili solo tra molto tempo”.
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