Categorie: Politica scolastica

Unicobas: “Avevamo ragione, il Ddl Scuola è anticostituzionale”

La Prima Commissione del Senato ci ha dato ragione. Elementi di incostituzionalità del ddl Scuola da noi segnalati in audizione al Senato:

 

1. Palese disparità di trattamento sulla titolarità d’istituto tra docenti e personale ata, nonché rispetto al diritto alla permanenza sul posto di lavoro fra docenti e resto del pubblico impiego (violazione dell’obbligo della parità di trattamento nei confronti degli amministrati). Tutti hanno un posto fisso, anche chi è impiegato su di una linea di autobus, mentre con il ddl 2994 gli insegnanti verrebbero inseriti in un organico cd. ‘funzionale’ senza una scuola fissa, per coprire le assenze dei colleghi o per piccole supplenze. Questo vulnus, a regime, investirebbe tutti docenti, sia quanti andassero in esubero che quanti avessero necessità di procedere a trasferimento. I più ‘fortunati’ avrebbero un incarico triennale. Su triennalità del nuovo tipo di ‘contratto’ ed ambiti territoriali, va anche sottolineato che, come stabilisce il codice civile: “ogni lavoratore ha diritto, superato un periodo di prova e salvo comprovate esigenze, a permanere nel suo luogo di lavoro”. Alcuni sprovveduti citano a confronto l’attuale DOP (dotazione organica aggiuntiva) già esistente su base provinciale: tale paragone è del tutto destituito di senso, visto che la DOP non è certo regionale (come invece sarebbe l’organico funzionale previsto dal ddl Renzi), ma soprattutto dal momento che ne fanno parte solo una minoranza di docenti in esubero, ai quali è comunque possibile far domanda per ottenere la titolarità di istituto.

 

2. Intervenire per legge, come questo ddl si propone per molti istituti economici, normativi e di stato giuridico, in sostanza come ente datoriale (‘inaudita altera parte’), significa anche violare unilateralmente, contro ogni norma del diritto del lavoro, il contratto nazionale vigente e tutte le norme poste costituzionalmente a garanzia della funzione docente in ordine alla salvaguardia della libertà di insegnamento. Inoltre quest’operazione è volta esplicitamente non solo a disapplicare il contratto vigente, bensì a spostare sul terreno della ‘riserva di legge’ istituti di natura tipicamente contrattuale, come l’orario di lavoro, le ferie, la retribuzione (premiale), lo stato giuridico.

 

3. Valutazione impropria della funzione docente da parte di chi non ne ha le competenze:

a) genitori ed alunni del Comitato di valutazione. Tralasciando l’evidente conflitto d’interessi è come se ai medici venisse imposto di scrivere anamnesi e terapie dietro dettatura dei pazienti. Stessa cosa per il POF (piano dell’offerta formativa), che verrebbe ‘delineato’ dal dirigente ed approvato dal Consiglio d’Istituto cancellando di fatto l’organo professionalmente preposto, che è il Collegio dei Docenti. Complessivamente, verrebbe realizzata una ‘strategia’ valutativa inaudita, assolutamente diseducativa e destrutturante dell’autorevolezza dell’istituzione scuola, mai invalsa in sistemi formativi di pregio;

b) un dirigente scolastico, mai formato all’uopo (neanche sotto l’aspetto ‘tecnico’, poiché dovrebbe allora avere competenze quantomeno interdisciplinari certificate in campo metodologico didattico e su tutte le singole materie), che comunque non potrà mai avere una posizione di terzietà, essendo interno alle dinamiche di gruppo presenti nell’istituto. Una cosa del genere, esclusa ‘ab origine’ da qualsiasi manuale in dotazione agli studenti del primo anno di qualsiasi facoltà di psicologia, non avviene in nessun paese del mondo;

c) assenza assoluta si qualsiasi criterio di riferimento, assenza assoluta di qualsiasi bilanciamento dei poteri. La discrezionalità assoluta ricorda quei sistemi totalitari intesi a mettere la funzione docente al proprio servizio per il tramite di presidi compiacenti. Ricordiamo in proposito, ai cd. fautori del ‘nuovismo’ di Renzi, che la nota di qualifica funzionale venne introdotta in Italia dal fascismo: tramite questa descrizione particolareggiata dell’iter pedagogico e comportamentale dei docenti, Mussolini chiedeva ai presidi dell’epoca di segnalare coloro i quali non fossero in linea col regime, ma sempre grazie alla stessa nota, eliminata nel 1974 dai DPR 416 e 417, abbiamo tutt’ora (nei meandri dei vecchi provveditorati) una preziosa letteratura sull’uso fantasioso fatto proprio dall’ala ‘creativa’ di quei presidi, che ancora nella prima metà degli anni ’70 del Novecento riferivano della riprovevole usanza di talune insegnanti che indossavano ‘gonne che non coprivano il ginocchio’.

 

 

4. Il ddl ‘La Buona Scuola’, viceversa, non s’accorge delle criticità reali del sistema d’istruzione. Non s’accorgono, gli estensori, della violazione palese, ma quotidiana, del diritto allo studio, che interessa tutte le 8.400 istituzioni scolastiche del Paese, con la divisione delle classi. Una vergogna che andrebbe denunciata, caso per caso, all’autorità giudiziaria, resa pressoché inevitabile da norme che consentono ai precari (anche temporanei e, ad es. nella Primaria, per supplenze giornaliere) la presenza contemporanea nelle graduatorie ad incarichi e supplenze di 30 istituti, non impongono la residenza (almeno) nella provincia e prevedono il rifiuto della supplenza senza penalità. Un sistema introdotto nella scuola dal Ministro Moratti, che ha modificato le normative che imponevano un massimo di 3 scuole, residenza nel comune e passaggio in fondo alla graduatoria in caso di rifiuto dell’incarico. Tutto ciò ha reso ingovernabile la scuola pubblica (a tutto vantaggio delle private). Non s’accorgono gli estensori del caos didattico e funzionale introdotto dalla ‘riforma’ Gelmini con il cd. ‘maestro prevalente’ nella scuola Primaria, che ha imposto agli alunni maestri e maestre titolari persino su 10 classi (altro che ‘necessità di figure di riferimento più stabili’)! Non s’accorgono gli estensori della precarietà esiziale del tempo pieno residuo, reso quasi impossibile da norme inique sugli organici, tanto che gli Uffici Scolastici Provinciali ne hanno abolito persino il termine, assegnando all’ ‘autogestione della miseria’ delle singole scuole – che così non riescono ad esaurire le liste d’attesa per il tempo pieno, dovendo peraltro (contra legem) ‘mascherarne’ l’istituzione con terminologie astruse – un numero di docenti ‘tarati’ unicamente sull’impianto adultistico ‘modulare’, quello cha ha ridotto dal primo al sesto posto (attuale) la Scuola Primaria italiana, secondo le graduatorie dell’OCSE. Non s’accorgono gli estensori dell’eliminazione di fatto del bilinguismo nelle scuole Medie, dei tagli efferati operati da Tremonti (8,5 miliardi), dell’aumento smisurato del numero di alunni per classe, dell’apparizione per questo di una scuola minimalista con un numero di ore inaccettabilmente ridotto per materie fondamentali. Non s’accorgono della ‘creazione gelminiana’ di un ‘Liceo’ Scientifico senza il latino, né dei laboratori chiusi perché senza tecnici e senza insegnanti tecnico-pratici. La loro ‘Buona SqUOLA’ deve fare ancor di peggio…

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