Categorie: Politica scolastica

Unicobas consegna a Mattarella manifesto contro il DdL Scuola

Grazie all’iniziativa di quattro docenti, voluta fortemente da Michela Di Paolo e, a seguire, da Annarita Frattorillo, Marilù Giangrande, Giovanna Todaro, in questo buio per la cultura e l’istruzione del Paese, il mondo del sapere, dalla scuola primaria al mondo accademico, si è unito, come sempre dovrebbe essere, nella lotta contro il ddl del Governo Renzi per una causa comune: la tutela di un’istruzione ed una formazione libera, democratica, laica e pluralista.

Primo firmatario il giudice Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, che evidenziò già dalle prime battute gli elementi di incostituzionalità del ddl Renzi-Giannini. Hanno aderito Salvatore Settis, Massimo Cacciari, Gianni Vattimo, Luciano Canfora, Franco Frabboni, Benedetto Vertecchi, Giulio Ferroni, Umberto Curi, Roberto Mancini, Giuseppe Mastromarco, Piero Totaro, Tiziana Drago, Giovanna Cipollari, Lorenza Carlassare, Angelo Gattafoni (di Libertà e Giustizia), Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, Francesco Guccini, Dario Vergassola, Enrico Capuano, Francesco Baccini, Alberto Bertoli.

In piena sinergia, dimostrando che il mondo della scuola non è solo, la rubrica on line vivalascuola ha messo a disposizione le dichiarazioni raccolte da oltre cento accademici del mondo universitario italiano di ogni facoltà e indirizzo che, in sinergia col nostro intento, hanno espresso brevi dichiarazioni sul ddL governativo sulla scuola.

Si è trattato di un’iniziativa assolutamente trasversale, che ha visto protagonisti docenti di ogni estrazione politica e sindacale, dal mondo del sindacato Confederale a quello del sindacalismo autonomo, dall’Unicobas ai sostenitori della Legge di Iniziativa Popolare per la Scuola della Repubblica, sino ai Cobas. La consegna del plico presso gli uffici del presidente Mattarella, come concordato, è avvenuta oggi intorno alle ore 15.00, effettuata da Sara Piersantelli del Comitato promotore e da Stefano d’Errico, segretario nazionale dell’Unicobas.

Intanto oggi, come previsto, il mondo della Scuola scenderà di nuovo in piazza compatto, con un corteo che partirà da piazza Bocca della Verità alle h. 17.00 per concludersi in piazza Campo de’ Fiori, a due passi dal Senato. Presenti tutte le organizzazioni sindacali: Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals e Gilda insieme con Cobas e Unicobas sfileranno a Roma nelle vie del centro. Sarà il giorno della verità: il Senato, dove si discute la fiducia, è avvertito.

Anche con il ‘megaemendamento’ permangono fortissime eccezioni di costituzionalità in merito al DdL Scuola Renzi:

1. Restano organico territoriale e chiamata diretta. Palese disparità di trattamento sulla titolarità d’istituto tra docenti e personale Ata, nonché rispetto al diritto alla permanenza sul posto di lavoro fra docenti e resto del pubblico impiego (violazione dell’obbligo della parità di trattamento nei confronti degli amministrati). Tutti hanno un posto fisso, anche chi è impiegato su di una linea di autobus, mentre con il DdL 2994 gli insegnanti verrebbero inseriti in un organico c.d. ‘funzionale’ senza scuola fissa, per coprire le assenze dei colleghi o per piccole supplenze.

Questo vulnus, a regime, investe tutti i docenti, chi andasse in esubero, come chi avesse necessità di trasferirsi. Sugli indifferenziati ambiti territoriali, va sottolineato che, come stabilisce il codice civile: “ogni lavoratore ha diritto, superato un periodo di prova e salvo comprovate esigenze, a permanere nel suo luogo di lavoro”. Intanto ci finiranno i neo-assunti, con un incarico triennale, apprendistato solo per il ‘tappabuchismo’ spicciolo: costoro moriranno davvero di ‘supplentite’ e saranno licenziabili in questa fase (dopo essere stati reclutati tramite il sistema pubblico, potrebbero quindi venire ‘liquidati’ secondo la mera discrezionalità del dirigente).

La definizione dell’organico da parte un dirigente scolastico mai formato all’uopo (poiché dovrebbe avere competenze quantomeno interdisciplinari certificate anche in campo metodologico didattico e su tutte le singole materie), dirigente che comunque non potrà mai avere una posizione di terzietà, essendo interno alle dinamiche di gruppo presenti nell’istituto, è altrettanto negativa della valutazione discrezionale dei docenti. Il tutto senza bilanciamento alcuno dei poteri e nell’assenza assoluta di qualsiasi criterio di riferimento. Criteri del tutto fumosi sono anche quelli indicati rispetto alla ‘valutazione’ dei dirigenti stessi.

2.  Intervenire per legge, come questo DdL si propone per molti istituti economici, normativi e di stato giuridico, in sostanza come ente datoriale (‘inaudita altera parte’), significa ancheviolare unilateralmente, contro ogni norma del diritto del lavoro,il contratto nazionale e tutte le norme poste costituzionalmente a garanzia della funzione docente in ordine alla salvaguardia della libertà di insegnamento. 

Quest’operazione è volta a spostare sul terreno della ‘riserva di legge’ istituti di natura tipicamente contrattuale, come l’orario di lavoro (incrementato, ad es., con la banca delle ore), le ferie, la retribuzione (premiale), lo stato giuridico. Il finanziamento ‘vero’ dell’operazione è poi davvero risibile, dal momento che ne ‘La Buona Scuola’ si conferma ingenuamente che lo stanziamento in valuta ‘fresca’, pari a 126 milioni, è di gran lunga inferiore al valore complessivo già estorto alle famiglie con il c.d. ‘contributo volontario’, che diviene così strutturale. Che dire, infine dei proclami altisonanti? Per quella che viene pomposamente definita ‘formazione permanente’ dei docenti arrivano solo 40 milioni,pari a 52 euro pro-capite. 

3.  Valutazione impropria della funzione docente da parte di chi non ne ha le competenze: a) genitori ed alunni nel Comitato di valutazione. Tralasciando l’evidente conflitto d’interessi, è come se ai medici venisse imposto di scrivere anamnesi e terapie dietro dettatura dei pazienti. Stessa cosa per il POF (piano dell’offerta formativa), ‘delineato’ dal dirigente ed approvato dal consiglio d’istituto, con la cancellazione di fatto dell’organo professionalmente preposto, che è il collegio dei docenti.

Complessivamente, verrebbe realizzatauna‘strategia’ valutativa inaudita,  a metà fra l’autoreferenzialità del dirigente e le tentazioni in stile ‘scuola-supermarket’, assolutamente diseducativa e destrutturante dell’autorevolezza dell’istituzione scuola, mai invalsa all’estero in sistema formativo alcuno. Che dire infine dell’inserimento fra i ‘valutatori’ di un indistinto impiegato dell’Ufficio scolastico regionale, che può anche non essere mai stato un docente e che viene spacciato per figura istituzionale, mentre non si tratta neppure di un ispettore?

Redazione

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