Il contratto sulla mobilità continua a far discutere sia nelle scuole, sia fra gli addetti ai lavori.
I sindacati firmatari dell’intesa sono soddisfatti del risultato ottenuto, così come lo è la ministra Valeria Fedeli.
Ma nei social e nei gruppi di discussione le acque non sono affatto tranquille.
I docenti sottoposti al vincolo della permanenza triennale nella propria sede sono soddisfatti dell’esito del contratto ma anche perplessi: come abbiamo già avuto modo di scrivere, il superamento del vincolo previsto proprio dal contratto risolverà solo in parte i problemi dei docenti che devono lavorare a centinaia di chilometri dalla propria residenza.
Se nella provincia in cui si chiede il rientro i posti disponibili sono pochi o addirittura inesistenti, non c’è infatti contratto che possa servire a qualcosa: per soddisfare le richieste bisognerebbe modificare l’organico di diritto o quello del potenziamento.
Ma ci sono anche critiche di carattere politico, ben più pesanti, come quelle avanzate dall’Unicobas: “In realtà – dichiara il segretario nazionale Stefano d’Errico – questo accordo ha il sapore della burla: ciò che i sindacati dicono di aver strappato dopo settimane di dura trattativa (possibilità di scegliere anche 5 scuole e superamento del vincolo triennale) era già pevisto dalla proposta iniziale dell’Amministrazione. Il nodo vero della questione riguarda invece, come tutti sanno, la chiamata diretta e su questo punto non c’è stato nessun cambio di rotta, tanto che il tema è stato rinviato ad una futura sequenza contrattuale il cui esito è del tutto aleatorio”.
“I sindacati – aggiunge d’Errico – dovrebbero dire chiaro e tondo che la chiamata diretta si può cancellare solo con un intervento di natura legislativa e che per ottenere questo risultato è necessaria un’ampia mobilitazione della categoria. Che è esattamente quello che stiamo facendo noi che, insieme con Cobas e Usb, già da diversi giorni abbiamo proclamato uno sciopero nazionale di tutto il comparto scuola per il 17 marzo”.
“Se davvero i sindacati vogliono la cancellazione della chiamata diretta – conclude il segretario Unicobas – scendano in piazza con noi il 17 marzo, altrimenti sono solo chiacchiere”
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