Contro l’accordo sottoscritto fra Cgil, Cisl, Uil e Governo si sta schierando tutto il sindacalismo di base.
Per l’Unicobas di Stefano d’Errico l’accordo è solo un cumulo di bugie: “Bugie sugli 85 euro; si tratta infatti di 45 euro netti medi, ma solo a fine 2018, che poi sono 25 per gli ata (direttore dei servizi escluso), 35 per infanzia e primaria, 45 per i docenti di scuola media e 55 per la scuola superiore di secondo grado. Neppure un decimo del potere d’acquisto mensile perso con circa 10 anni di blocco contrattuale. Una cifra del genere avrebbero dovuto darcela negli anni scorsi solo come indennità di vacanza contrattuale”
Sulla stessa lunghezza d’onda l’Usb che in un proprio comunicato afferma: “Dopo 7 anni di blocco contrattuale Cgil, Cisl e Uil chinano la testa al governo svendendo i lavoratori per un misero piatto di lenticchie. Un accordo politico che ha il ‘merito’ di ottenere 85 euro medi e lordi a regime, legati a produttività e valutazione, compensati per una platea di 800 mila lavoratori (250 mila solo nella scuola) dalla perdita del bonus di 80 euro”.
I sindacati firmatari dell’intesa sostengono per parte loro che l’accordo è da apprezzare già solo per il fatto che cancella i vincoli che il decreto Brunetta aveva imposto alla contrattazione. Anche su questo, l’Usb ritiene che si tratti di mera propaganda: “Sulla legge Brunetta gli impegni assunti dal Governo rimangono estremamente generici e sono lontanissimi dalla sua totale abrogazione come chiesto invece esplicitamente da USB nell’incontro avuto lunedì con il Governo. Di fatto viene confermata e condivisa la filosofia della “meritocrazia”, seppure declinata in modo diverso da quanto fatto finora, al punto che i sindacati complici si candidano ad esserne co-gestori”.
“E così – denuncia l’USB – i sistemi di valutazione e gli obiettivi di produttività diventano patrimonio del sindacato che perde definitivamente la propria funzione e diventa sostanzialmente un doppione della parte datoriale” .
Ma per d’Errico (Unicobas) c’è anche un dato politico di non poco conto da tenere in considerazione: “In chiusura della campagna referendaria l’accordo è davvero un bel regalo a Renzi, fornito in extremis senza contropartita. Nella scuola, anzi, l’aiuto al Governo è doppio: va infatti analizzata a fondo sino a che punto s’è spinto il placet delle organizzazioni sindacali firmatarie sull’applicazione della cattiva scuola, in particolare in materia di bonus ‘premiale’, poteri discrezionali del dirigente-padrone, demansionamento, chiamata diretta, ambiti, mancate assunzioni, titolarità (perduta) e test Invalsi”.
“D’altronde – aggiunge ancora d’Errico – si tratta di bugie perfettamente in linea con quelle ideate a proposito del referendum. Si va dalle bugie sui ‘risparmi’ (solamente 50 milioni in tutto), sull’elezione diretta dei senatori (la proposta di legge del PD parla espressamente di scelta autonoma dentro i parlamentini regionali) e sulla futura ‘stabilità di governo’ (il nuovo Senato avrà perenni ‘porte girevoli’ a seconda delle differenziate scadenze elettorali degli Enti Locali e non sarà mai al completo)”.
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