Categorie: Personale

Unicobas: il 14 novembre “assedieremo” il Ministero

Lo sciopero del 14 novembre verrà ricordato come il più potente nella scuola da almeno 4 anni a questa parte, dal tempo delle manifestazioni e degli scioperi contro la sciagurata “riforma” Gelmini. La scelta di Cgil e Cobas di “coprirlo” con uno sciopero intercategoriale e di livello “europeo”, non è certo geniale. Su tale sciopero “europeo” grava peraltro l’indicazione della CES (“CISL” internazionale, alla quale dopo la caduta del muro ha aderito anche la Cgil), deviando l’attenzione dallo specifico scuola su di una data segnata dalla general-generica ed inaccettabile ‘piattaforma’ scelta dai sindacati concertativi, che non contesta minimamente la politica della Banca Centrale Europea, all’origine dei provvedimenti presi dal Governo Monti, 24 ore di docenza incluse. Il rischio della confusione è evidente, così come quello di mandare in secondo piano la lotta della scuola.
L’Unicobas, contrariamente a quanto scelto dai Cobas (che pensano ad iniziative locali), sta lavorando per una manifestazione nazionale a Roma dalla mattina sotto il Ministero dell’istruzione.
L’aumento d’orario a 24 ore per i docenti è ancora nel testo che verrà discusso dal 5 novembre in aula. Le dichiarazioni relative allo “stralcio” del provvedimento, rese dagli esponenti del Governo non convincono il mondo delle scuole, anche perché lo stesso Profumo ha ammesso di aver in serbo comunque un provvedimento “parallelo”, come sul blocco dei contratti e dell’indennità di vacanza contrattuale. Per l’Unicobas, sino a quando il Ministro non compirà atti precisi, idonei a rendere davvero visibile la rinuncia all’orario maggiorato, il rischio permane. D’aumento d’orario non se ne deve parlare più, neppure destinandolo alla “contrattazione”. E’ semplicemente inaccettabile. Inaccettabile perché in 5 anni taglierebbe almeno 30.000 cattedre. Inaccettabile perché non solo produce un aumento generale dei carichi di lavoro senza alcuna contropartita economica, bensì snatura proprio lo specifico della funzione docente al livello impiegatizio. Inaccettabile perché a 24 h. di docenza si aggiungono almeno altre 4 ore di lavoro extra-cattedra (un terzo in più del già ampio orario sommerso per preparazione lezioni, correzione compiti, valutazione individuale, riunioni di scrutinio, programmazioni, riunioni consigli di classe, collegi dei docenti), per un totale di circa 40 ore settimanali).
Lo sciopero assume inoltre come obiettivo irrinunciabile anche il netto rifiuto dell’ex Ddl “Aprea”, già passato presso la Commissione Cultura della Camera ed attualmente all’esame del Senato. Prevede l’ingresso del privato come committenza nei Consigli di Istituto, la trasformazione delle scuole in fondazioni, la valutazione discrezionale del personale da parte del dirigente medesimo e l’annullamento di fatto degli organi collegiali. Un disegno di legge propedeutico all’assunzione diretta (e discrezionale) del personale da parte del dirigente scolastico.
In questa prospettiva, ogni ipotesi di adesione alla giornata di sciopero del 24 novembre indetto da Confederali Snals e Gilda (con l’adesione postuma di Cobas e Cgil) appare irricevibile, per la miseria degli obiettivi indicati nella piattaforma proposta (che non menziona l’opposizione al ddl “Aprea”, vero e proprio veicolo di privatizzazione dell’istruzione pubblica) e ancor più per la presenza tra le forze promotrici di sigle sindacali da sempre inclini ad avallare le politiche governative, che presumibilmente si preparano ad accettare compromessi al ribasso e a svendere la categoria, come già successo ai tempi dello sciopero del 30 ottobre 2008 “contro”’ la riforma Gelmini, “piazzato” esattamente per il giorno dopo l’approvazione definitiva di quella legge che destrutturò poi la qualità della scuola, tagliando 130.000 fra cattedre e posti Ata. D’altra parte la stessa data fissata per quello sciopero richiama la farsa, visto che il sabato risulta in servizio solo il 20% dei docenti, sono chiuse tutte le scuole primarie (sulle quali grava comunque la trasposizione delle 2 h. di programmazione settimanale sull’orario frontale) e la metà delle medie inferiori.
 
Stefano d’Errico
Segretario nazionale Unicobas
Redazione

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