“La Commissione Affari Costituzionali? E’ meglio se cambiasse mestiere”: il giudizio, anche un po’ irriverente, arriva da Stefano d’Errico, segretario nazionale dell’Unicobas.
In realtà dopo la battuta iniziale, d’Errico diventa serio e propone una analisi precisa e puntuale e fa un elenco di almeno 6 possibili elementi di incostituzionalità del provvedimento.
Intanto c’è una “disparità palese sulla titolarità d’istituto tra docenti e personale ata, nonché rispetto al resto del pubblico impiego”.
C’è poi la “valutazione impropria della funzione docente da parte di chi non ne ha le competenze e cioè i genitori e gli alunni del comitato di valutazione. Tralasciando il conflitto d’interessi è come se ai medici venisse imposto di scrivere anamnesi e terapie dietro dettatura dei pazienti”.
Ma la questione più delicata riguarda probabilmente la libertà d’insegnamento che – sottolinea d’Errico – “è un diritto indisponibile, nel senso che non può essere modificato se non modificando la Costituzione”.
“Venendo invece scelti da un dirigente scolastico con l’ausilio di un comitato di valutazione, per metà composto da genitori/alunni diventerebbero dei semplici impiegati, ricattabili da genitori ed alunni, i quali ne deciderebbero persino la retribuzione premiale”.
Senza contare il conflitto con l’art. 97 della Costituzione (“nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante pubblico concorso”) che emerge dalle nuove modalità di reclutamento.
Per concludere con il finanziamento al sistema paritario che d’Errico definisce non solo incostituzionale ma anche vergognoso oltre “eticamente e socialmente immorale”.
Ma l’Unicobas non si ferma qui e lancia precise accuse anche ai sindacati confederali che per bloccare un ddl incostituzionale pensano di ricorrere al blocco degli scrutini.
“In realtàè – ricorda d’Errico – già sul finire degli anni ’80, con l’ausilio dei sindacati pronta-firma, si cercò di stroncare il blocco degli scrutini dei nascenti Comitati di base. Blocco che le norme attuali non consentono affatto. E allora non possiamo prenderci in giro: quegli accordi vanno denunciati, subito, ‘senza se e senza ma’, e lo devono fare proprio i sindacati ‘rappresentativi’ che quegli ‘accordi’ hanno sottoscritto. Se serve, il blocco degli scrutini va fatto, ma sul serio”.
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