La prima dichiarazione ufficiale di riapertura delle ostilità nella scuola arriva dal sindacalismo di base: per il 21 ottobre prossimo Unicobas, USB e USI hanno in programma uno sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private.
Per il giorno successivo, sabato 22, è prevista invece una manifestazione nazionale, anzi un vero e proprio “No Renzi day” che dovrebbe rappresentare una sorta di prova generale per il “no” sul referendum costituzionale che sta ormai diventando la parola d’ordine dell’intero movimento anti legge 107.
Ma, con il documento di proclamazione dello sciopero, Unicobas coglie l’occasione per toccare un paio di questioni che sono oggi oggetto di dibattito diffuso all’interno della scuola.
La prima riguarda il cosiddetto ‘spezzatino’ delle cattedre al quale Unicobas contrappongono la regola del “NO alla dispersione delle ore dei docenti titolari”.
“Con la scusa che i posti presenti nel cd. ‘organico dell’autonomia’ dovrebbero ‘integrarsi’ – si legge nel documento – è in atto una vera e propria campagna di cessione delle ore di cattedra avviata da molti dirigenti scolastici verso i docenti (assunti ante L. 107 o assunti nelle varie fasi con esclusione della fase ‘C’ e neo-trasferiti) che hanno conservato la titolarità nonostante la L. 107/2015″.
Stefano d’Errico sostiene invece che la legge è chiara e che le tre categorie di posti facenti parte dell’organico dell’autonomia (posti comuni, per il sostegno e per il potenziamento dell’offerta formativa) sono giuridicamente diverse fra di loro.
Questo significa che i docenti titolari ante legge 107 hanno diritto ad una cattedra piena.
C’è poi il tema del cosiddetto “demansionamento” dei docenti dell’organico ‘potenziato’ legato alla utilizzazione dei neo-assunti di fase ‘C’ in modo indiscriminato sulle supplenze (anziché su progetti, laboratori, etc.), così come l’utilizzazione dei medesimi su materie per le quali non sono abilitati: questa modalità di impiego del personale “integra – secondo Unicobas – un elementare demansionamento, che non può essere certo risolto con la cessione di alcune ore cattedra (molte o poche), bensì con ricorsi mirati, né con la ‘parificazione’ di tutti nell’annullamento dei diritti derivanti dal proprio stato giuridico”.
Unicobas ritiene insomma che si stia correndo nella scuola il serio rischio di creare divisioni sbagliate all’interno della categoria, rischio che può essere superato attraverso una azione di protesta unitaria.
Forse – conclude d’Errico – potrebbe essere utile a molti una lettura del libro “La servitù volontaria” scritto da Etienne de La Boétie verso la metà del ‘500, testo in cui si spiega bene come spesso chi detiene il potere riesca nell’impresa di contrabbandare il livellamento in basso e la schiavitù di tutti come ‘eguaglianza’.
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