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Un’influencer: “I prof fanno credere a mio figlio che è dislessico e lui non riesce a studiare. Questa è la scuola italiana”

Una celebre influencer da quasi tre milioni e mezzo di followers su Instagram qualche giorno fa ha pubblicato una serie di storie in cui ha parlato delle difficoltà del proprio figlio, 11 anni, a scuola, criticando il sistema scolastico italiano.

Tutto è nato quando il bambino ha detto alla madre di avere difficoltà a studiare credendo di essere dislessico, parola che ha sentito a scuola e ha iniziato a ripetere senza conoscerne il significato. “Non pensavo dicesse sul serio, per questo ho detto a mio figlio di continuare a studiare”, ha detto.

Il bambino avrebbe detto: “Vedi mamma, sono dislessico, me lo dicono sempre i professori”. Da qui lo sfogo dell’influencer: “Noi genitori, ma anche i docenti, dovremmo dare l’esempio. Ho detto a mio figlio che innanzitutto dovrebbe sapere cosa voglia dire la parola. Se fosse dislessico, gli ho spiegato, non ci sarebbe alcun problema. Lui mi ha detto che i docenti, i compagni e altre mamme gli hanno detto che ha dei problemi. Questi ragazzi sono in preadolescenza, ogni parola viene presa come un attacco, sono sempre in tensione, in ansia, pensano di essere il problema”.

“A scuola gli studenti dovrebbero sentirsi amati, senza giudizi”

“Questi ragazzi, soprattutto in un ambiente scolastico, dovrebbero sentirsi protetti, non giudicati, non problematici, sostenuti, amati, incoraggiati, senza giudizi. Invece sempre più mio figlio mi ha fatto notare che la scuola italiana è tutt’altro. Invece che aiutare questi ragazzi a capire che dietro un voto non c’è un giudizio, che dietro una dislessia non c’è un grave problema, che dietro a un bambino che non vuole studiare non c’è una problematica. Occorre sostenere questi ragazzi. La nostra generazione è stata esposta a giudizi. Ma come stiamo aiutando questi ragazzi a crescere, a migliorarsi, se noi in primis soprattutto nelle scuole, usiamo questo metodo e facciamo sentire loro come se avessero dei problemi”.

“Quindi, mio figlio non riusciva a studiare perché si sentiva dislessico, come gli fanno credere. Questa è la scuola in Italia, questi sono a volte i genitori di alcuni bambini che mettono loro queste idee in testa, possono essere i docenti. Molti ci fanno, e mi hanno fatto, odiare la didattica. Abbiamo avuto anche una brava maestra, che ha un approccio migliore rispetto a quello classico. La scuola non deve annoiare, deve arricchire, deve invogliare, e invece non è così”.

Mamme influencer contro la scuola italiana

Non è la prima volta che delle mamme influencer si scagliano contro la scuola italiana. Una delle due componenti del duo di mamme che ha lanciato qualche mese fa la petizione volta modificare il calendario scolastico, ha raccontato la sua esperienza da mamma di una bambina alla quale è stato diagnosticato l’Adhd, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività.

La madre ha evidenziato le differenze nell’insorgenza della diagnosi nelle bambine rispetto ai bambini. Ecco il racconto: In prima elementare mia figlia torna a casa tutti i giorni con una nota. ‘Si distrae’ “parla a sproposito’ ‘non ascolta’. Ai colloqui, continui, le insegnanti raccontano episodi che a me paiono tenerissimi come gravi: ‘mentre facevo lezione e parlavo di tutt’altro, è intervenuta raccontando cosa aveva fatto il giorno prima’. Per loro è maleducata, non ascolta, dobbiamo intervenire. Io mi sento impotente. Così chiedo aiuto. La porto da uno psicologo per capire se fossi io l’iperprotettiva che non supporta abbastanza le insegnanti, loro le incapaci di andarle incontro o lei, l’irrecuperabile. Verdetto: cambi scuola senza alcun rimorso”.

“Lei sboccia, ma è completamente priva di senso di responsabilità nei confronti della scuola. Chiedo consulto alla scuola, mi indirizzano verso una neuropsichiatra esperta di Adhd. In due mesi ho la diagnosi: discalculia e Adhd. E ora siamo rinate. La diagnosi nelle bambine è molto difficile. Le bambine con Adhd non disturbano, si perdono nei loro mondi interiori, non si vedono; è più facile diagnosticarla ad un maschio iperattivo”, ha concluso.

Redazione

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