Da domani, 6 settembre, prendono il via i test nazionali per accedere ai corsi di laurea e di laurea magistrale ad accesso programmato a livello nazionale per l’anno accademico 2022/2023.
I primi a sostenere le selezioni saranno i candidati per i corsi di laurea in medicina e chirurgia e in odontoiatria e protesi dentaria (65.378 gli iscritti per un totale di 15.876 iscritti).
A seguire, giovedì 8 settembre è in calendario il test per medicina veterinaria (9.524 gli iscritti), martedì 13 la selezione per i candidati in medicina e chirurgia e in odontoiatria e protesi dentaria erogati in lingua inglese. Per il corso triennale per le professioni sanitarie la prova si terrà giovedì 15 settembre, mentre il 20 settembre è previsto il test per l’accesso alla laurea magistrale a ciclo unico in scienze della formazione primaria. Gli ultimi a sostenere la selezione, mercoledì 28 settembre, saranno i candidati ai corsi di laurea magistrale delle professioni sanitarie. Per la formazione di architetto le date dei test saranno definite da ciascun ateneo nel proprio bando e dovranno essere conclusi entro venerdì 23 settembre.
Per scienze della formazione primaria, in particolare, i posti in tutto sono 8.689. Di questi, 8.525 sono previsti per i candidati dei Paesi UE e non UE residenti in Italia e 164 per i candidati dei Paesi non UE residenti all’estero.
“Come ogni anno, anche questo martedì 6 settembre saremo in ogni università d’Italia e in particolare a Roma. L’appuntamento è in Sapienza, ore 12, presso la sede di svolgimento del test d’accesso di Medicina, per un presidio volto a sottolineare l’illegittimità del numero chiuso, la fallacia dello strumento del test d’accesso e proporre la nostra visione e il nostro modello di superamento dei numeri programmati nazionali”.
Lo fa sapere l’UDU, Unione degli Universitari, che chiede ancora una volta “l’abbattimento dei numeri chiusi nazionali e locali all’interno degli atenei italiani verso un’idea di università pubblica, aperta ed accessibile a tutti e tutte“.
“Nella nostra idea – continua l’UDU – però, non va abbandonato il mantenimento della qualità nei percorsi didattici: per riuscire ad abbattere i numeri chiusi e programmati sono infatti necessari degli investimenti strutturali di lungo periodo. Nei programmi politici verso le politiche vediamo una grande assenza di proposte reali e strutturali per il mondo universitario: è necessario ripensare il nostro modello di università partendo da un piano di investimenti volto ad aumentare il personale docente, le aule ed i laboratori. Solo attraverso degli investimenti strutturali nei nostri atenei possiamo aspirare da qui ai prossimi anni di abbattere progressivamente il numero chiuso e di muoverci così verso un sistema universitario realmente aperto“.
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