Categorie: Corsi di laurea

Università, addio a Traduttologia: spariscono i corsi dai nomi quasi comici

Niente più Traduttologia, Tecnologie cosmetiche e galeniche, Pace, Diritti umani e cooperazione nel Mediterraneo, Scienze giuridiche italo-spagnole. E tanti altri corsi di laurea. La lista è lunga, fino a 469. A rendere noti i dati dell’operazione di riduzione dei corsi accademici avviata a partire dall’anno accademico 2007-2008 e tuttora in corso è stato il 26 maggio il Cun, il Consiglio universitario nazionale. L’organo accademico ha fatto sapere che si tratta della soppressione dei corsi più superflui, quasi sempre con pochissimi iscritti.
E così l’università di Bari ha chiuso i corsi in Tecnologie cosmetiche e galeniche, Pace, diritti umani e cooperazione allo sviluppo dell’area mediterranea. A Bologna smettono di funzionare Arte dell’interpretazione e dell’esecuzione strumentale, Economia di Internet e la criptica Teoria e tecnica della normazione in e-governance.
Anche Camerino basta con Tecnologie chimico-biologiche per l’ambiente di lavoro, mentre a Firenze forse in pochi sentiranno la mancanza di Scienze giuridiche italo-spagnole, Scienze giuridiche italo-francese e Economia dell’ambiente e della cultura. A Lecce va in pensione Scritture giornalistiche e multimedialità, a Messina chiudono Scienze e tecniche dell’interculturalità mediterranea e Strategie decisionali, a Palermo addio a Lingue moderne per il Web e a Perugia nessuno potrà più studiare le Tecnologie alimentari degli olii, grassi e derivati.
Ma il premio per il corso più strampalato va ancora all’università di Bari, che ha chiuso Scienze dell’allevamento, igiene e benessere del cane e del gatto. Con buona pace degli studenti amanti degli animali da compagnia.
In tutto sono 371 le lauree triennali di primo livello scomparse (-13,3%) e 97 quelle specialistiche (-4%). Sono gli atenei statali, che coprono la più ampia offerta formativa, a tagliare di più (-9%) a fronte di un calo dei corsi di laurea nelle università private del 3,5% . Sforbiciate più incisive per gli atenei di media grandezza (-16,4%), seguiti dai mega atenei (-12,1%) e dai politecnici (-11,4%). L’offerta formativa, infine, si è contratta di più laddove era già meno presente (nelle isole e nel sud della penisola).
Secondo quanto risulta al Servizio informazione e comunicazione del Cun, i corsi di laurea sono passati da un totale di 5.460 (anno accademico 2007-2008) a 4.986 (anno accademico 2009-2010) con una eliminazione netta di 469 corsi (- 9%). Non è stata invece tagliata l’offerta delle lauree a ‘ciclo unico’ come medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria, veterinaria, farmacia, chimica e tecnologie farmaceutiche, architettura, ingegneria edile e giurisprudenza.
Restano stabili (sono 250 ed erano 251 nel 2007-2008), prevedono un percorso di studio di 5 o 6 anni e sono afferenti a professioni regolamentate.
Le sforbiciate più incisive sono avvenute negli atenei statali (che coprono il 93,3% dell’offerta formativa nel nostro Paese %): le private hanno tagliato, infatti, appena il 3,5% dei corsi. L’offerta formativa si è però contratta in modo differente su base geografica. In due anni il centro Italia ha rinunciato a 139 corsi di laurea (i tagli più evidenti li ha decisi l’università La Sapienza di Roma), il sud ne ha eliminati 108, il nord-ovest 53, il nord est 87 e le isole 87.
Tagliano di più gli atenei di media grandezza con 10.000/20.000 iscritti (-16,4%); seguiti dai mega atenei con oltre 40.000 studenti (-12,1%) e dai politecnici (-11,4%). I grandi atenei, con 20.000/40.000 studenti tagliano del 2,3% e i piccoli (con meno di 10.000 studenti) dello 0,8%. Spiega Andrea Lenzi, presidente Cun: “la riduzione è a carico soprattutto delle lauree triennali ed è stata realizzata per offrire ai giovani un percorso di studio ‘di base’ più completo e meno frammentato rispetto alla situazione precedente“.
Alessandro Giuliani

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