Di questo passo l’Italia non solo non raggiungerà mai gli obiettivi che l’Europa si pone in materia di formazione, ma se ne allontanerà sempre di più.
Il dato emerge in maniera inequivocabile da un documento che il Consiglio universitario nazionale ha inviato in questi giorni all’attuale Governo, al Parlamento e alle forze politiche impegnate nella competizione elettorale.
“A partire dal 2009 – denuncia il Cun – il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) per le Università è sceso del 5% ogni anno”.
Ma a preoccupare sono anche altri numeri: in 10 anni gli immatricolati sono scesi dai 338milla del 2003-2004 ai 280mila del 2011-2012 (58mila studenti in meno, pari 17%).
Quanto a laureati l’Italia è ampiamente al di sotto della media Ocse e occupa attualmente il 34mo posto su 36 Paesi. Solo il 19% dei 30-34enni è laureato, contro una media europea del 30%.
E il numero dei laureati è destinato a diminuire ancora proprio a causa della riduzione dei fondi: nel 2009 le risorse erano sufficiente a riconoscere una borsa di studio all’84% degli studenti aventi diritto, nel 2011 i fondi bastano solo per coprire il 75% delle esigenze.
C’è poi un altro problema, legato al calo progressivo dei docenti (22% in sei anni, da 2006 al 2012) dovuto solo in parte alla pur doverosa razionalizzazione imposta dalla necessità di contenere la spesa pubblica.In realtò, osserva il Cun, contro una media Ocse di 15,5 studenti per docente, in Italia si registra una media di 18,7.
“Rilancio della ricerca”, “promozione della conoscenza”, “lotta alla dispersione” e “valorizzazione dei talenti” rischiano di rimanere slogan privi di senso se non si assumono decisioni conseguenti e se non si riprende ad investire sull’istruzione e sulla formazione.