Università: contrordine, con la riforma più laureati e con meno tempo

Continua l’alternarsi di giudizi nei confronti della riforma accademica, attuata negli ultimi dieci anni. Dopo la bocciatura giunta il mese scorso dalla Corte dei Conti, il consorzio AlmaLaurea ha reso noto il 26 maggio un giudizio sull’ultima riforma dell’università praticamente opposto. Ecco in sintesi i vantaggi accumulati con l’introduzione del cosiddetto modello 3+2: aumentato il numero di laureati, ridotta considerevolmente l’età alla laurea, quadruplicati i laureati in corso, aumentata la frequenza alle lezioni, migliorato il rapporto con il mondo produttivo triplicando le esperienze di stage durante gli studi, anticipato (almeno per i laureati specialistici) il raggiungimento degli obiettivi strategici dell’Europa rispetto alle esperienze di studi all’estero.
Mi pare che i risultati raggiunti, al di là delle tante cose di cui l’università si deve emendare, delle difficoltà, senza finanziamenti adeguati e con continue riforme – ha detto Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea, lasciandosi andare anche ad un velo di polemica – , siano complessivamente assai più confortanti di quanto non vadano ripetendo i tanti cultori del flop della riforma“.
In base al rilevamento del consorzio universitario, in questi anni è aumentata anche la regolarità degli studi: quadruplicati i laureati in corso, che non raggiungevano il 10% nel 2001 (erano il 9,5%), e che sono lievitati diventando complessivamente il 39,2% nel 2009. La regolarità degli studi è frutto di situazioni diversificate.
Tra i laureati di primo livello, per esempio, è la risultante dei laureati delle professioni sanitarie, in corso per il 72,8% e all’estremo opposto, dei laureati triennali del gruppo giuridico in corso per il 18,2%.
Nello stesso periodo si è ridotta poi considerevolmente l’età alla laurea. I laureati pre-riforma del 2001 conseguivano il titolo a 28 anni contro i 27,1 anni relativi al complesso dei laureati 2009. Al netto del ritardo all’immatricolazione, per il complesso dei laureati, l’età alla laurea, che era pari a 27,1 anni nel 2001, è diventata di 25 anni: 23,9 anni fra i laureati di primo livello del 2009; 25 anni fra i laureati di secondo livello; 26,1 anni fra i laureati specialistici a ciclo unico. È aumentata parallelamente la percentuale dei laureati in età inferiore ai 23 anni (una presenza comprensibilmente pressoché nulla nell’anno di avvio della riforma), che riguarda oggi quasi 17 laureati su cento.
E’ poi aumentata l’assiduità alle lezioni, che per 66 laureati su cento riguarda nel 2009 più dei tre quarti degli insegnamenti previsti. Come sono triplicati tirocini e stage (evidenziando una crescente collaborazione fra Università e imprese pubbliche e private): nel 2009 hanno riguardato 54,5 laureati su cento contro il 17,9% del 2001.
Anche gli studenti hanno apprezzato di più il sistema: è migliorata la soddisfazione complessiva dei laureati per gli studi compiuti: era decisamente soddisfatto il 27,2% nel 2001 (altri 54,8% si dichiarano abbastanza soddisfatti); fra i laureati del 2009 piena soddisfazione è stata espressa dal 33,9% di quelli di primo livello (altri 52,3 risultano abbastanza soddisfatti). Con riferimento al 2009, oltre 22 laureati su cento si sono dichiarati decisamente soddisfatti dei rapporti con il personale docente. Soddisfazione ancora più consistente ha riguardato la valutazione delle aule, ritenute da più di un quarto dei laureati dell’ultimo anno sempre o quasi sempre adeguate. Mentre i servizi delle biblioteche hanno ricevuto una valutazione decisamente positiva da quasi 31 laureati del 2009 su cento e le postazioni informatiche sono giudicate presenti e in numero adeguato da oltre il 35% dei neo dottori 2009.
Il consorzio che ha svolto la ricerca ha comunque confermato i limiti della riforma. Ad esempio gli abbandoni, pur ridotti, restano elevati soprattutto nei primi 12 mesi di vita universitaria: fra gli immatricolati erano il 19,3% nel 2001, sono diventati 17,7% nel 2007. Aumentano anche le esperienze di lavoro condotte durante gli studi che, in misura crescente, risultano coerenti con gli studi intrapresi. Nel 2009 per poco più di 10 laureati su cento la laurea è stata acquisita lavorando stabilmente durante gli studi, soprattutto nell’area dell’insegnamento (21,5%) ed in quella politico-sociale (19%).
Alessandro Giuliani

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