Università, dal Cnvsu un rapporto con molte ombre e poche luci

Nemmeno un laureato su tre (il 29,9%) lo fa nei tempi previsti. E pensare che erano il 39,9% nel 2005. Nello stesso anno erano oltre 300 mila coloro che si laureavano, mentre oggi sono 7.000 in meno (293.084) a conseguire un titolo di studio triennale, la laurea specialistica o un diploma di laurea del vecchio ordinamento. Significativo che per completare la laurea triennale occorrano in media 4,7 anni. In compenso, tra l’anno accademico 2006/07 e il 2007/08 è diminuito il numero degli abbandoni tra il primo e il secondo anno di Università: dal 20% al 17,5%. Appaiono ancora una volta preoccupanti gli andamenti sui nostri studenti universitari: stavolta la fotografia è stata fatta dal Cnvsu, il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, attraverso il decimo rapporto sullo stato del sistema universitario italiano, presentato il 16 dicembre a Roma.
Il rapporto conferma anche la tendenza alla riduzione del numero di immatricolati: dopo i record, toccati a seguito dell’avvio del 3+2, con 338 mila neo-iscritti nel 2003/2004, dopo quattro anni, nel 2007/2008, gli immatricolati si sono fermati a quota 307 mila. Una conferma si è avuta anche con il numero di neo-diplomati che decidono di accedere all’università: se nel il 74,5%, nel 2002/03 erano il 74,5% (quindi tre studenti su quattro), nel 2007/2008 sono diventati il 68,4% (in pratica due su tre).
Mentre è incoraggiante il dato sugli abbandoni in corrispondenza dell’inizio del secondo anno: per la prima volta le mancate iscrizione al II sono scese al 17,5% nel 2007/2008, mentre nell’ultimo decennio si erano attestate attorno al 20%. A tal fine il Cnvsu sottolinea tuttavia la necessità “di anticipare l`attività di orientamento dei ‘maturandi’ che si vogliono iscrivere all`università, accanto all`erogazione di informazioni più strategiche per il giovane e la sua famiglia”.
In calo risultano però anche coloro che hanno svolto un periodo di studio all`estero: negli ultimi cinque anni soltanto l’1,3% ha fatto questa esperienza. Come più volte denunciato dal Miur, gli ultimi anni sono stati caratterizzati dal boom di corsi di studio (passati da 3.234 del 2001/02 a 5.835 del 2007/08), soprattutto per effetto dell`attivazione dei corsi di laurea magistrale e la proliferazione delle sedi decentrate (246 nel 2007/08). Significativo che per le lauree triennali il 10, 7% dei corsi di studio (369) hanno meno di 10 immatricolati e 17,7 % dei corsi hanno un numero di immatricolati non superiori a 15 studenti. Ciò significa che i corsi di studio sono molto frammentati e di conseguenza sono molto aumentati anche gli insegnamenti attivati (ma in proporzione meno del numero dei corsi): erano 116 mila nell`a.a. 2001/2002, sono pari a 171 mila nel 2007/08. In pratica, considerata la totalità della popolazione studentesca iscritta, esiste un corso attivo per ogni decina di studenti “virtuali”.
Gli ultimi anni sono stati anche caratterizzati da un importante incremento dei docenti universitari: oltre 12 mila (in media +23,5%), in particolare i professori ordinari (+45%) e i ricercatori (+39%), mentre risulta quasi costante il numero dei professori associati (+2%). Nello stesso periodo, i costi del personale docente di ruolo sono cresciuti del 50%, anche per effetto di scatti di anzianità e ciò ha contribuito, assieme alla riduzione dei finanziamenti statali, a far aumentare le criticità dei bilanci delle università.
Il corpo docente accademico è inoltre sempre meno giovane: oltre un docente su 4 ha più di 60 anni (era uno su 6 nel 1998), e si innalza di 1 anno e mezzo l`età di ingresso dei ricercatori, oggi a quota 45,2 anni. Inoltre, l`auspicata mobilità dei docenti non ha dato i frutti attesi: riguardo alle progressioni di carriera, le procedure concorsuali adottate dagli atenei e le norme di contenimento della spesa hanno favorito, nelle scelte operate dalle università, le promozioni interne di docenti già in servizio.
Non mancano tuttavia “alcuni elementi molto incoraggianti – fa rilevare il
Cnvsu presieduto da Luigi Biggeriaccanto a sostanziali novità“. Come il fatto che dal 2001/2002 sia cresciuta la capacità degli atenei di corrispondere le borse di studio agli aventi diritto, passata dal 66% del 2001/202 all`82,3% del 2007/2008, con la punta del 98,1% al nord. Nell’ultimo quinquennio sono anche aumentati i posti alloggio disponibili, anche per effetto del cofinanziamento ministeriale al 50% del costo di nuovi alloggi, con un grado di copertura maggiore nelle regioni del centro-nord (Trentino, Marche ed Umbria) e in Calabria, dove è presente il grande centro residenziale dell`Università.
Anche se sarebbe “opportuno un maggiore investimento”, le Università si sono anche dimostrate più sensibili nel favorire l’incontro degli studenti con il mondo del lavoro e dimostrano una accresciuta capacità di spesa per l`organizzazione di stage e tirocini: i piccoli atenei del nord e gli atenei medi del centro registrano le performance migliori con 35 tirocini attivati ogni 100 studenti. Al Sud, in media, i tirocini sono pari a 21, ogni 100 iscritti. Cresce anche la capacità imprenditoriale delle sedi accademiche: rispetto al 2005, le risorse esterne, procacciate attraverso convenzioni, contratti e vendita di servizi a imprese e istituzioni, sono aumentate del 52%. Un po’ di “luce” che non basta però a rendere meno cupa la situazione generale delle nostre università.
Alessandro Giuliani

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