Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato un focus con i dati che si riferiscono alla presenza del personale docente e amministrativo all’interno delle università italiane per l’anno accademico 2016/2017: sono 151mila unità di cui 125.600 sono docenti e ricercatori e personale amministrativo e 25.770 sono docenti a contratto.
Questi ultimi sono presenti soprattutto negli atenei non statali dove rappresentano il 67% del corpo docente; nelle università statali, invece, la percentuale si attesta al 27%.
In generale, riporta una nota del Ministero, rispetto al totale del personale, il 54,3% è costituito da docenti di ruolo (professori ordinari, professori associati e ricercatori a tempo indeterminato) e da ricercatori non strutturati (a tempo determinato o titolari di assegni di ricerca). Il restante 45,7% è composto da personale tecnico-amministrativo e collaboratori linguistici.
A partire dall’anno accademico 2010/2011, il personale universitario è diminuito, ad eccezione dei titolari di assegni di ricerca, cresciuti complessivamente del 6,4%. Guardando ai soli atenei statali, i titolari di assegni di ricerca sono 26,5 ogni 100 docenti.
La riduzione della numerosità dei docenti ha interessato maggiormente gli atenei statali del Centro Italia (-13,5%), mentre al Sud non ha raggiunto il 10% e al Nord è stata inferiore al 6%.
Rispetto alle 64.321 unità complessive di docenti e ricercatori dei soli atenei statali, dal Focus emerge che la loro distribuzione presenta una struttura piramidale: alla base troviamo i ricercatori e i titolari di assegni di ricerca (60%), nella posizione intermedia i professori associati (29,5%) e in posizione apicale i professori ordinari (18,9%).
Guardando al genere, se fra il personale docente prevale il genere maschile (51,3%), la percentuale si ribalta nel personale tecnico-amministrativo in cui le donne rappresentano il 58,5%.
In entrambe le categorie, le donne risultano poco rappresentate nelle posizioni di vertice: nell’area della dirigenza amministrativa la presenza femminile si attesta al 40%, mentre tra i professori di I o II fascia scende a poco più del 31%.
L’età media del personale accademico è di 52 anni, con l’età massima di 59 anni dei professori ordinari e quella minima di 35 anni dei titolari di assegni di ricerca. In particolare, nella classe di età fino a 30 anni sono presenti quasi esclusivamente i titolari di
assegni di ricerca che contribuiscono a ridurre l’età media complessiva.
Focus Sul Personale Nell’a.a. 2016 2017
Gli stipendi mensili dei professori di ruolo delle università pubbliche sono stabiliti per legge. Oscillano tra i 3300 e i 4000 euro quelli del professore ordinario e tra i 2200 e i 2700 euro quelli del professore associato. Il ricercatore di ruolo al quale comunque spetta l’attività di docenza, guadagna tra i 1300 e i 1700 euro mensili. Tutti con tredici mensilità annue e tutte le garanzie e i benefit previdenziali riservati ai dipendenti pubblici.
Nubi si addensano all’orizzonte. Dopo quello già avvenuto in passato il Movimento per la Dignità della Docenza universitaria ha annunciato un nuovo sciopero degli appelli d’esame per la sessione estiva, dal 1° giugno al 31 luglio 2018.
In un documento pubblicato dal movimento vengono spiegate le motivazioni dello sciopero: parità di trattamento con tutti gli altri comparti del pubblico impiego, ovvero riconoscimento economico delle classi e degli scatti dal primo gennaio 2015 e riconoscimento giuridico del quadriennio 2011 – 2014. A questo si aggiunge poi lo sblocco delle classi e degli scatti per i docenti post – Gelmini, borse studio per gli studenti universitari , posti a concorso per professori associati, professori ordinari e ricercatori di tipo B.
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