Le varie forme di violenza – siano queste proprie del bullismo fisico, psicologico o cyber – stanno sempre più da vicino interessando i plessi scolastici europei. Oltre a preoccupare i docenti ed il Ministero dell’Istruzione Locale per motivi di incolumità, la vera questione è legata all’integrazione, inserimento di tali studenti col fine di ovviare complesse forme di ghettizzazione violenta specchio dei relativi strati sociali dai quali costoro provengono. Il futuro dei bulli è ancora più incerto degli studenti a condotta standard, almeno così sostengono i rapporti interni dei Ministeri e delle ricerche ad ampio raggio condotte su dati campioni su base comportamentale. L’Università dell’Essex, una settimana fa, ha prodotto una sensazionale ricerca secondo la quale non solo le possibilità di lavoro sono le medesime (o talvolta superiori), ma anche le prospettive non sono così poco rosee rispetto ai coetanei non coinvolti in fenomeni di bullismo.
Secondo uno studio durato cinque decenni, che ribalta la massima secondo cui i bulli non prosperano, i bambini che hanno mostrato comportamenti aggressivi a scuola, come bullismo o scoppi d’ira, probabilmente guadagneranno più denaro nella mezza età. Hanno anche maggiori probabilità di avere una maggiore soddisfazione lavorativa e di occupare posti di lavoro più desiderabili, affermano i ricercatori dell’Istituto per la ricerca sociale ed economica dell’Università dell’Essex. Lo studio, pubblicato la scorsa settimana, ha utilizzato dati su quasi 7.000 persone nate nel 1970 le cui vite sono state monitorate dal British Cohort Study. Il gruppo di ricerca ha esaminato i dati degli insegnanti della scuola primaria che hanno valutato le abilità sociali ed emotive dei giovani studenti quando avevano 10 anni nel 1980, e li ha confrontati con la loro vita all’età di 46 anni nel 2016. “Abbiamo scoperto che quei bambini per i quali gli insegnanti ritenevano avessero problemi con l’attenzione, le relazioni con i coetanei e l’instabilità emotiva finivano per guadagnare meno in futuro, come ci aspettavamo, ma siamo rimasti sorpresi di trovare un forte legame tra comportamento aggressivo a scuola e guadagni più alti per la vita futura”, ha affermato la prof. Emilia Del Bono, una delle autrici dello studio.
Del Bono, Ben Etheridge e Paul Garcia hanno utilizzato le risposte degli insegnanti della scuola primaria a più di 60 domande sul comportamento dei bambini. Hanno inoltre scoperto che un aumento delle segnalazioni circa i problemi di condotta da parte degli insegnanti – come scoppi d’ira o bullismo o prese in giro altri studenti – era associato a un aumento dei guadagni nel 2016 di quasi il 4% per una data evoluzione critica dei problemi di condotta per ragazzi e ragazze. Ciò rispetto a un aumento del 6% per le capacità cognitive più elevate. Quelli considerati con problemi di attenzione, come non riuscire a portare a termine i compiti, e problemi emotivi – visti come preoccupati, ansiosi o agitati – hanno continuato a guadagnare meno dei loro compagni di classe. Ulteriori analisi hanno mostrato che, all’età di 16 anni, quelli con problemi di condotta erano più socievoli da adolescenti e avevano maggiori probabilità di fumare e di incorrere in processi penali ad un certo punto della loro vita. Lo studio è reperibile al link seguente, assieme ai lavori della Prof.ssa Del Bono: https://www.iser.essex.ac.uk/research/publications/publication-578160…
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