Università, denuncia degli studenti: la Crui chiede al governo di liberalizzare le tasse
Studiare all’università, anche quella pubblica, potrebbe diventare presto un “lusso” sopportabile solo dagli studenti più abbienti. A sostenerlo è l’Udu, il sindacato studentesco, dopo aver appreso che nei giorni scorsi, il 23 febbraio, la Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane, ha approvato un documento che suggerisce al governo quattro punti per il possibile superamento del limite previsto dalla legge per le tasse studentesche: quel che preoccupa gli studenti è che nel punto ‘d’ del documento, i rettori arrivano addirittura a proporre la totale cancellazione della norma.
In tal caso, se il governo dovesse dare seguito all’auspicio della Crui, le cui pressioni sul governo hanno prodotto non poche volte dei risultati concreti, gli studenti sostengono che salterà l’attuale norma che prevede che la sommatoria di tutte le tasse universitarie di un ateneo non sia superiore al 20% del fondo di finanziamento ordinario (la quota pubblica affidata annualmente al singolo ateneo per il suo funzionamento).
In base a dati ufficiali del Miur, riferiti all’anno 2010, risulta che ben 33 atenei pubblici su 62 – quasi sempre per sopperire al calo di finanziamenti statali – hanno una tassazione superiore al limite previsto dalla legge: una tassazione che gli studenti non esitano a definire “fuorilegge”. Proprio nel 2010, dopo un ricorso presentato dalla stessa Udu a Pavia (ateneo tra quelli che sforava il tetto del 20%), il Tar della Lombardia ha ribadito che quel limite rappresentava di fatto una tutela al diritto allo studio universitario, diritto sancito dalla nostra Costituzione, e quindi non è possibile infrangerlo. Nell’occasione l’Università di Pavia fu costretta a risarcire tutti i suoi studenti per una cifra vicina ai 2 milioni di euro. Analoghi ricorsi sono stati presentati, sempre dall’UDU, negli atenei di Ferrara, Modena e Reggio e sempre a Pavia, riferito all’anno solare successivo (2011).
“Visto che c’è sempre più difficoltà ad aggirare l’ostacolo della legalità – ha detto il coordinatore nazionale dell’Udu, Michele Orezzi – ora i Rettori hanno deciso di togliere proprio l’ostacolo, proponendo l’abolizione del tetto che garantisce il diritto allo studio. E’ una posizione indecente. Solo chi vive su un altro pianeta o è troppo spesso chiuso nel proprio rettorato può pensare che questa sia una soluzione percorribile“.
Secondo Orezzi, dati alla mano già ora l’Italia ha la tassa media più alta in Europa dopo la Gran Bretagna e i Paesi Bassi: “chi sostiene il contrario e inneggia a liberalizzazioni della tassazione mente sapendo di mentire. L’Italia invece continua ad essere ultima in Europa per numero di laureati ogni 100 abitanti, per mobilità sociale, per investimenti in istruzione pubblica e ultimissimi per investimenti nel diritto allo studio, mense e alloggi. Abbiamo però quasi il 50% degli universitari che sono costretti a trovare un lavoro per sostenere i costi degli studi e dopo tagli alle borse di studio e aumento delle tasse le immatricolazioni continuano a calare, in aperta controtendenza con gli obiettivi europei“
L’Unione degli universitari invia quindi un appello, un atto di onestà alla Crui, al ministro Profumo e a tutto il mondo accademico: “da troppo tempo si continua ad ignorare quello che è il problema reale, cercando di scaricare le conseguenze sui servizi e l’offerta didattica e ora sugli studenti. Il problema centrale rimane: il taglio dei fondi sta mettendo in crisi l’università italiana”.
Gli studenti dell’Udu chiedono quindi a Profumo di farsi garante della conservazione della soglia del 20%, e di farla applicare in quegli atenei che attualmente non la rispettano. Ma anche di aprire un tavolo per discutere insieme di una riforma della contribuzione universitaria che prenda in considerazione modelli europei di tassazione unica nazionale come, ad esempio, quello francese. Orezzi conclude con fermezza: “Se così non sarà, il Governo e le forze che lo sostengono si prenderanno le proprie responsabilità e sarà mobilitazione in ogni ateneo e in ogni città“.