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Università e lavoro

Le giovani generazioni – affermano gli esperti dell’Istat – sono più istruite rispetto al passato: infatti la proporzione di persone con un titolo più elevato della licenza media, cioè con qualifica professionale, maturità o laurea, è pari al 52% per i giovani fra i 25 e i 34 anni, rispetto al 34% per la popolazione fra i 35 e i 64 anni.
"Questo – scrive l’Istat – significa che oltre la metà delle giovani generazioni ha proseguito e portato a conclusione gli studi dopo la scuola media, mentre soltanto un terzo delle generazioni precedenti aveva fatto lo stesso".
Sono soprattutto le donne ad aver compiuto i progressi più evidenti: è laureato il 10% delle donne fra i 25 e i 34 anni rispetto all’8,5% degli uomini; il 45% delle donne ha conseguito un titolo di scuola secondaria superiore rispetto al 41% dei maschi.
Permangono invece contraddizioni e squilibri storici: nel Meridione, per esempio, l’evasione dell’obbligo scolastico continua ad essere un fenomeno diffuso (il 10% della popolazione fra i 25 e i 34 anni non ha conseguito la licenza media).
Per quanto  riguarda gli studi universitari, il confronto con gli altri Paesi europei ci vede nettamente perdenti: soltanto 12 giovani italiani su 100 hanno un diploma universitario, una laurea o un master e questa è una quota fra le più basse in Europa.
Ma l’Istat invita a leggere questo dato con molta attenzione: in Italia, come è noto, la maggior parte dei corsi universitari è di durata quadriennale o addirittura quinquennale, mentre negli altri paesi sono più diffusi i corsi brevi (due o tre anni). E potrebbe essere proprio  la lunghezza degli studi universitari scoraggiare i meno motivati o coloro che hanno necessità di lavorare.
Per non parlare del fatto i corsi post-secondari non universitari sono da noi praticamente inesistenti. A causa delle ridotte opportunità di formazione superiore diverse dall’università la quota di iscritti al primo anno di un corso universitario per 100 giovani d’età corrispondente è nel nostro paese fra le più alte in Europa. Tanto è vero che negli ultimi anni le immatricolazione al primo anno dei corsi universitari tradizionali sono diminuite, mentre quelle ai corsi di "laurea breve" sono aumentate del 13 per cento.
In conclusione, abbiamo meno laureati degli altri paesi, il più alto tasso di immatricolazione e, contemporaneamente, un numero di iscritti che sta diminuendo: si tratta di aspetti in qualche misura contraddittori che – a livello europeo – rendono davvero atipica la nostra situazione.

Reginaldo Palermo

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