Per giovedì 9 gennaio sono in programma a Roma e in altre città italiane manifestazioni di protesta del personale universitario promosse da FLC CGIL, insieme con ADI e LINK Coordinamento Universitario, sulla base di un appello pubblicato giorni fa dai Ricercatori Determinati di Pisa.
“Il 25 dicembre 2019 – si legge nel comunicato della Flc – il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Lorenzo Fioramonti, si è dimesso, in polemica con il mancato ottenimento dei fondi richiesti per il rifinanziamento dei settori dell’istruzione e della ricerca all’interno della legge di bilancio per il 2020″.
Secondo la Flc i numeri della legge di bilancio fotografano una situazione a dir poco drammatica: “A fronte di un crollo dell’investimento pubblico sull’università, tale che il valore odierno dell’FFO (circa 7,5 miliardi di euro) risulta inferiore in termini assoluti a quello di dieci anni fa (considerando l’inflazione intercorsa dal 2009, servirebbe circa un miliardo di euro solo per ritornare al valore del finanziamento di 10 anni fa); sempre nell’ultimo decennio, il finanziamento ordinario ha subito complessivamente tagli per 5,3 miliardi di euro e la manciata di milioni stanziati con questa legge di bilancio suona come l’ennesima presa in giro”.
“Per quanto riguarda il personale – rimarca il sindacato di Francesco Sinopoli – l’università si regge per una significativa parte delle attività sul lavoro precario, condizione che riguarda un lavoratore su due degli addetti alla ricerca e alla didattica. La situazione del personale di ruolo in questa situazione risulta penalizzata e in molti atenei non ci sono fondi per riconoscere e valorizzare il lavoro svolto”.
“E la situazione – aggiunge ancora la FLC – non è certo più rosea per quanto riguarda il diritto allo studio, a partire dal livello delle tasse universitarie e dalla sparuta minoranza degli studenti iscritti che beneficia di una borsa di studio, per finire alla carenza strutturale di residenze e posti letto”.
“Lo sdoppiamento del MIUR – conclude il sindacato – di per sé non significa nulla rispetto ai problemi da affrontare, mentre sempre più urgente è un rifinanziamento strutturale delle università per garantire il loro corretto funzionamento, un piano di reclutamento ordinato e ciclico che assorba il precariato storico, investimenti per un diritto allo studio universale per studentesse e studenti”.
Il fatto è che – con ogni probabilità – il 9 gennaio il neo Ministro all’Università Gaetano Manfredi non sarà ancora stato nominato e quindi i manifestanti non potranno neppure essere ricevuti ufficialmente dal nuovo titolare del dicastero.
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