Università, Gelmini pensa di cambiare l’accesso ai corsi a numero chiuso

Introdurre dei test selettivi molto diversi dagli attuali, troppo incentrati sulla cultura generale e per niente sulla sfera logica, ma anche validare i risultati ottenuti dai candidati non per l’accesso ad una sola Facoltà universitaria. È un annuncio non proprio atteso quello fatto il 23 febbraio dal ministro per l’Istruzione, Maria Stella Gelmini, intervenendo ad un ‘question time’ alla Camera, sulle nuove modalità allo studio dai piani alti del dicastero di viale Trastevere per superare le tante polemiche che da anni si abbattono sulla gestione degli accessi ai corsi accademici più ambiti.
“Concordo – ha detto il ministro – sul fatto che i test di cultura generale, in quanto tali, siano scarsamente adeguati al tipo di selezione di cui abbiamo bisogno. Servono più qualità e trasparenza e una valutazione effettiva dell’idoneità, oltre che della competenza dello studente. Credo sia urgente sostituirli in tutto o in parte con quesiti di natura logico-deduttiva che premino soprattutto le capacità di analisi e ragionamento dei candidati”.
Ancora, il ministro ha annunciato di avere chiesto al tavolo tecnico istituito annualmente presso il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di “valutare con urgenza la fattibilità, a partire da quest’anno stesso, di graduatorie dei test di accesso all’università che comprendano, di norma su base regionale, almeno due o tre sedi”. L’opportunità, ha concluso il ministro, permetterebbe di “dare più opportunità ai giovani e quindi di accorciare il percorso universitario e il loro ingresso nel mondo del lavoro”. Resta ora da capire come valuteranno la proposta gli esperti convocati dal Miur. Se i tempi annunciati dalla Gelmini dovessero essere rispettati, lo sapremo presto.
Alessandro Giuliani

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