Università, gli studenti lanciano il referendum anti-riforma
Mentre i ricercatori universitari lanciano ultimatum al Governo, per convincerlo a dargli la possibilità di entrare a far parte del comparto della docenza, anche gli studenti accademici si danno da fare per creare problemi all’approvazione definitiva del testo di riforma già approvato sul finire del 2009 dal Consiglio dei ministri in prima lettura (con gli atenei che sarebbero sempre più destinati a fondersi con i privati e a trasformarsi in fondazioni). Tra le tante forme di mobilitazione, anche contro tagli alla didattica e alla ricerca, spicca sicuramente quella che dal 7 aprile al 12 maggio si appresta ad organizzare il coordinamento universitario studentesco “Link”: fuori le aule di decine di atenei italiani gli studenti proporranno ai loro “colleghi” un vero e proprio referendum sulla riforma.
Agli studenti italiani verrà chiesto cosa ne pensano della bozza in discussione in questo momento presso commissioni ed organi di consultazione. La bozza ufficiale verrà messa a confronto con una proposta alternativa, preparata dagli stessi studenti durante dibattiti e confronti, chiamata ‘Altrariforma’: “da un lato – spiega Claudio Riccio, responsabile nazionale di ‘Link’ – c’è la Gelmini con le sue proposte di riforma che smantellano l’università pubblica, dall’altro la nostra proposta. La prima in discussione in Parlamento, la seconda nelle aule e nelle assemblee di tutta Italia“.
Secondo il leader del coordinamento l’obiettivo dell’iniziativa il referendum servirà ad affermare “dopo anni di devastanti riforme calate dall’alto una nostra proposta di riforma, elaborata democraticamente dagli studenti e fondata sull’idea di un’università pubblica e di qualità, accessibile a tutte e tutti“. Le proposte verranno discusse anche sul internet attraverso i social network e soprattutto fruendo di ‘wikisaperi’, la piattaforma di discussione on line accessibile a tutti gli studenti italiani.
Una pratica, quella del dibattito, che secondo il rappresentante studentesco già è attiva in diversi atenei italiani: “da Torino a Bari – sottolinea Riccio – ma anche a Napoli, Padova, Salerno, Trieste, Roma, Foggia, passando per Siena, Viterbo, Cagliari, Campobasso, Taranto, e molte altre città grandi e piccole, si sta discutendo la nostra proposta per un’università migliore“.