L’Assemblea di Montecitorio ha approvato il provvedimento con 281 voti favorevoli, 196 contrari e 28 astenuti (tra questi i deputati dell’Udc). Il giorno precedente, 7 gennaio, sempre alla Camera era stata votata la “fiducia” chiesta dal Governo sul testo del disegno di legge di conversione del D.L. n. 180 del 10 novembre 2008, a cui sono state apportate modifiche dal Senato, che lo aveva infine approvato il 28 novembre.
E mentre la maggioranza, a cominciare dal ministro Gelmini, parla di provvedimento che valorizza il “merito” e introduce “più trasparenza nei concorsi all’Università per diventare professori e ricercatori”, parte dell’opposizione definisce il testo “troppo burocratico” e compattamente critica il ricorso all’ennesimo voto di fiducia, definito “un atto di arroganza politica”.
Ma il Governo replica che la “fiducia era necessaria per i tempi stretti”, temendo che un lungo dibattito parlamentare sugli emendamenti proposti potesse “far scadere” il decreto del 10 novembre.
Le modifiche apportate al testo del D.L. n. 180 e quanto disposto dallo stesso decreto sono state illustrate in un precedente articolo pubblicato su questo sito.
Intanto, si attende il “confronto approfondito con il mondo accademico, gli studenti, l’opposizione”, prospettato dal ministro Gelmini dopo gli scioperi e le altre manifestazioni di ottobre e novembre, su temi quali il rinnovamento dei meccanismi di reclutamento e di valutazione, la riforma del dottorato, l’autonomia e la governance degli Atenei.
La “vera riforma” dell’Università, insomma, deve ancora arrivare e non potrà che passare attraverso un disegno di legge stavolta ampiamente dibattuto in Parlamento, dopo il confronto sulle “linee guida” tracciate” dal Ministro.
Anche se sul rinnovamento peseranno comunque i tagli previsti dalla legge 133.