Giorni di orgoglio e di riflessioni costruttive per molti atenei italiani, che in queste ultime ore si sono ritrovati ai primi posti secondo il QS World Ranking by Subject 2021, una classifica realizzata dall’agenzia britannica Quacquarelli Symonds che prende in considerazione oltre 1.200 atenei e istituzioni scientifiche, analizzando i singoli ambiti disciplinari. Tra i fattori considerati per realizzare questa classifica ci sono la reputazione in ambito accademico e in ambito industriale, il numero di citazioni delle pubblicazioni scientifiche oltre ad alcuni indici bibliometrici relativi all’attività di ricerca, tra cui le citazioni per pubblicazione su riviste scientifiche e un indice internazionale che misura impatto e produttività dei ricercatori. Confermano i primi posti in assoluto Harvard e il MIT, Oxford e la Svizzera con l’ETH, il Politecnico di Zurigo, dietro le quali arrivano le università asiatiche, cinesi in particolare.
Ai primi posti, in base agli ambiti didattici, si trovano l’Università di Torino e il suo Politecnico, quest’ultimo tra le migliori 40 al mondo per Engineering and Technology, tra i migliori 15 al mondo in Petroleum Engineering, e al 30° posto in Mechanical, Aeronautical & Manufacturing Engineering, con la 37° posizione a livello globale. Buono è il piazzamento per l’ateneo del capoluogo piemontese anche in ambito umanistico, in particolare per Filosofia, collocandosi tra le prime 150 università al mondo (nella fascia 101-150), secondo in Italia a pari merito con Roma La Sapienza e la Cattolica di Milano, seguite da altri sei piazzamenti italiani tra le prime 50 posizioni per le discipline umanistiche. In particolare, l’ateneo romano torna ad essere la migliore università del mondo per gli studi classici, battendo persino Oxford, in una classifica come QS World Ranking, che a differenza di altre indagini individua i programmi e più di altre riesce quindi a dare visibilità a molti atenei. Quest’anno sono stati intervistati 94.000 professori e 44.000 manager su 51 programmi.
Tra le altre eccellenze nazionali vanno segnalate quella del Politecnico di Milano, al quinto posto per Art e Design e la Bocconi al settimo per Business and Management; il capoluogo lombardo raggiunge anche altre posizioni meritevoli per gli studi di ingegneria e architettura. Entra tra le prime cento anche la NABA, la Nuova Accademia di Belle Arti con sedi a Roma e Milano.
Mentre da un lato questi risultati danno una ventata di fiducia al mondo accademico italiano, non bisogna dimenticare che il settore universitario in Italia può contare sullo 0,9% del PIL, a fronte di quanto accade in altri paesi, per esempio in Francia dove la percentuale sale all’1,5% e la Germania dove si parla del 1,2%, senza contare le anglosassoni con il 2%.
E non passa nemmeno in secondo piano il dato allarmante lanciato dalla Svimez, l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, che rivela come solo misure importanti, come per esempio assegnando risorse provenienti dal Piano europeo Next Generation, possano invertire il calo di circa 10.000 immatricolati, di cui circa la metà nel Sud del paese. La causa principale della crisi di iscrizioni è certamente la pandemia, che oltre a vare allontanato molti studenti dagli atenei del Nord Italia, ha creato anche una forte emergenza economica tra le famiglie, che maggiormente al Sud hanno visto diminuire le risorse da destinare agli studi dei propri figli.
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