Dalla “Relazione economica sulla situazione economica del Paese”, pubblicata dal ministero dell’Economia, giungono interessanti indicazioni sulle preferenze degli studenti universitari italiani: il dato più interessante è che nell’anno accademico 2007/08 il numero di laureati nell’area giuridica ha fatto registrare una netta flessione. Addirittura del 27,5% rispetto all’anno prima. Premesso che è di pubblico dominio la difficoltà a trovare un’occupazione per gli studenti che hanno studiato ‘legge’ si tratta comunque di una tendenza inattesa, almeno su queste proporzioni. Anche perché nessun’altra area disciplinare ha perso così tanto terreno.
Tra quelle che fanno segnare un numero di laureati inferiori al 2006/07 risultano tutte discipline che sino a qualche anno fa sembravano invece essere tra le maggiori favorite fra i neo-diplomati: si tratta di ‘giornalismo ed informazione’ (-9,6%), ‘informatica’ (-3,4 %), ‘artistica’ (-2,9%) e ‘ingegneria dell’informazione’ (2,8%).
Di contro, l’area ‘economica’, con 316.609 iscritti (+13,2%) ai vari corsi di laurea sparsi per le 93 università italiane (67 statali, di cui 6 scuole superiori e 2 università per stranieri, 26 non statali ,di cui 9 telematiche), risulta di gran lunga il settore accademico che produce il maggior numero di laureati. Molto bene vanno anche le aree riguardanti i ‘servizi alla persona’ e attinenti la ‘fisica’ (entrambe +4,9%). Si posizionano in attivo, sempre rispetto all’anno precedente, i laureati in discipline tradizionali: come architettura e ingegneria civile (+3,2%) e medicina (+3%).
Poche novità, invece, a proposito del numero complessivo di laureati (circa 300.000 l’anno) e del loro genere: le donne hanno fatto registrare un ulteriore, anche se minimo, aumento (dal 55,5% al 58%). In particolare “le donne – spiegano dal ministero – costituiscono, come sempre, la maggior parte di coloro che frequentano i corsi dell’area dell’insegnamento (Scienze della formazione 91,2%), umanistica (74,9%). Nell’area dell’ingegneria e dell’informatica, invece, la quote femminili risultano le più basse (rispettivamente 18,1% e 17,4%)“. E anche il numero di aspiranti camici ‘rosa’ (64 su 100) merita di essere sottolineato.