Basta baroni e burocrazia soffocante. Per il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini è questa la via maestra per rilanciare l’Università italiana e risollevare gli atenei meno competitivi, soprattutto al Sud: il responsabile del Miur lo dice senza troppi giri di parole in un’intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa” in edicola il 30 giugno.
“Meno burocrazia, più fondi in base al merito. Così ridurremo la forbice tra nord e sud”, sostiene Giannini commentando il divario tra gli atenei settentrionali e quelli del Mezzogiorno nelle classifiche nazionali e internazionali.
“Nel 2014 il fondo di finanziamento ordinario per le università italiane non sarà intaccato da nuovi tagli lineari. Le risorse verranno assegnate all’ 80% in base al costo standard di uno studente in corso”. Il Ministro come togliere potere ai ‘baroni accademici’: “controllando meglio come vengono spesi i fondi del governo. Introdurremo regole semplici e internazionalmente condivise”. Giannini annuncia un “riordino degli enti, in termini anche di razionalizzazione e aggregazione tematica. I soldi andranno a chi non li spreca e nessun barone distribuirà più cattedre. Il piano prevede semplificazione e delegificazione per favorire l’ azione delle università nelle rispettive autonomie, un nuovo sistema di ripartizione delle risorse basato sui costi standard e sulla premialità”.
Stefania Giannini si sofferma, quindi, sul ruolo delle specializzazioni territoriali: “le università meridionali vanno messe in condizione di poter esprimere la loro autonomia responsabile, valorizzando quei settori di eccellenza che già hanno”. E ancora: “Non si può fare tutto, tutti, ovunque , nella stessa misura. Ci vuole il coraggio di scegliere su quali campi puntare”.
Ma ci vuole il coraggio e tanta forza anche per abbattere un sistema corporativo e conservatore come quello accademico, aggiungiamo noi: al Ministro non potranno mancare queste risorse, se vorrà portare in porto il suo programma di rinnovamento dell’Università italiana.
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