Università, le migliori sono i Politecnici del Nord. Male il Sud
I Politecnici del Settentrione, poi gli atenei del Nord-Est (Trento, Udine e Ferrara, ma anche Venezia e Padova), in fondo alla classifica quelli del Sud, con maglia nera l’ormai solita Napoli Parthenope. A realizzare la classifica delle migliori università italiane è stato l’Istat, attraverso la sua analisi annuale del panorama accademico italiano. La graduatoria è stata realizzata sulla base di diversi parametri: dal rapporto docenti studenti alla ricerca attiva, dall’occupabilità dei laureati alla capacità di reperire fondi, sino alla possibilità data agli studenti di svolgere attività integrative alla formazione sia all’interno sia all’esterno dell’istituto.
Tranne i Politecnici, i centri universitari mastodontici e Padova, le università con oltre 55.000 iscritti, si sono confermate come quelle più problematiche: tanto che centri accademici ben conosciuti, come Milano, Bologna e Torino, non sono riusciti a risalire la china. Ancora più negativo il giudizio per La Sapienza di Roma.
Davvero modeste le performance accertate all’interno di diversi centri universitari collocati nel Meridione: guida la classifica, ma dopo quasi 30 “concorrenti”, il Politecnico di Bari; seguono la Federico II, sempre di Napoli e tutta la seconda metà della classifica è monopolizzata dalle Università del centro-sud, con a chiudere come accaduto anche in passato.
Stessa musica per le università non statali: in questo ambito, il miglior ateneo è risultato San Raffaele di Milano; bene anche la Bocconi; subito dopo arriva la romana Luiss. Le peggiori sempre sotto Roma: sono la Jean Monnet di Bari, l’Università di Enna e il Suor Orsola di Napoli.