Università, ma gli studenti possono rifiutare il voto d’esame?

È nei diritti degli studenti universitari rifiutare il voto di un esame assegnatogli da un docente? La risposta è senza ombra di dubbio affermativa. Soprattutto perché la votazione finale di un percorso accademico, anche quello degli studenti più preparati, può essere  compromessa da uno “scivolone”. A volte anche una domanda compresa male, basta per far indirizzare male un esame e rimediare un voto non eccelso. Non a caso, da sempre coloro che affrontano un esame di un qualsiasi corso universitario (tranne una selezione d’accesso, una idoneità o una verifica scritta propedeutica all’orale) lo fanno con in testa questa consapevolezza: male che va, ritorno!
Ora, invece, secondo l’Unione degli Universitari anche questo punto fermo starebbe vacillando. L’associazione studentesca racconta che il preside di Medina dell’ Alma Mater, Sergio Stefoni, avrebbe l’intenzione di chiudere ogni possibilità agli iscritti di poter rifiutare un voto all’esame, anche qualora non lo ritenessero congruo alla propria preparazione. Il preside, riferisce l’Udu, ha comunicato agli studenti che “non deve essere consentito agli esaminandi di rifiutare il voto una volta che sia stato attribuito dal docente”. Successivamente, a seguito delle proteste, sembra sia giunta una smentita dall’ateneo, che ha reso praticamente nulla la decisione di Stefoni, giustificando il tutto come una modalità per migliorare la “responsabilizzazione degli studenti”.
Quanto accaduto viene però reputato molto grave da Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, che segnala con sollecitudine il caso al ministro Profumo. E poi sottolinea: “lo studente ha il dovere di prepararsi ogni volta al meglio per affrontare l’esame ma deve aver il diritto di poterne rifiutare il voto nel caso in cui non ritenesse il voto finale aderente al proprio livello di preparazione”.
Poi Orezzi prosegue: “questo principio deve valere per ogni studente universitario”, che “può accontentarsi del voto minimo, ma deve avere il diritto di non vedersi rovinata la media da un esame che può prendere una brutta piega per mille e una ragione, prima di tutto una valutazione effettuata con pochi parametri oggettivi e molti soggettivi”.
Vale la pena ricordare che fino a quando non verrà rimosso il valore legale del titolo di studio, ipotesi sulla quale il Miur ha avviato un discusso sondaggio on line, le valutazioni conseguite hanno particolare importanza: in alcune Facoltà, come Medicina, perchè vanno a costituire il titolo più importante per accedere alle scuole di specializzazione; ma anche in assoluto, visto che l’accesso a determinati concorsi pubblici prevedono delle “soglie minime” di accesso. E pure la selezione delle aziende private comporta quasi sempre un attento esame, da parte dei responsabili delle risorse umane, dei voti conseguiti. Soprattutto quelli in determinate discipline, reputate dagli esaminatori fondamentali. Senza dimenticare che lo studente ha tutto il diritto, dopo essersi reso conto di una eventuale preparazione non adeguata, di approfondire le conoscenze della disciplina e “misurarle” a distanza di tempo.
“Il problema – sostiene il rappresentante dell’Udu – è la mancanza di un regolamento nazionale che impedisca al ‘Preside di turno’ di negare arbitrariamente i diritti degli studenti universitari”. La stessa Unione degli Universitari si è fatta quindi promotrice di una petizione a sostegno della ‘Carta dei diritti degli universitari’. Nel documento, approvato di recente in modo unanime dal Consiglio nazionale degli studenti universitari (Cnsu), prevede che tra i diritti inviolabili degli universitari vi sia anche quello del rifiuto del voto di un esame. La richiesta di approvazione per tutti gli atenei italiani dipende ora dal Ministro: se dovesse dare il suo assenso, nessun docente potrà più pensare di responsabilizzare gli studenti imponendogli il voto d’esame.
Alessandro Giuliani

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