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Università, meno posti per Medicina. Studenti in rivolta: siamo alla lotteria

Si riducono le possibilità per accedere Medicina: il Miur, nel pubblicare posti e date dei test d’accesso ai corsi di laurea a numero chiuso, ha infatti deciso di tagliare 124 posti.

In questo modo, il numero complessivo, sommando tutti gli atenei che svolgono corsi di Medicina e Chirurgia, scende a 9.100.

Considerando che ogni anno tentano l’accesso decine di migliaia di studenti, il decremento non è stato bene accettato dai candidati. Che si aspettavano, piuttosto, un numero maggiore di posti rispetto allo scorso anno.

Sul piede di guerra si pongono anche e subito le associazioni studentesche. Che parlano di un trend in decrescita avviato purtroppo da anni e di una decisione presa in modo unilaterale, senza alcun e senza l’apertura di un sempre più urgente dibattito sulla programmazione del Sistema Sanitario Nazionale e della formazione medica, che coinvolga tutte le parti in causa.

“Con i numeri degli aspiranti medici che ogni anno tentano il test, infatti, questo numero chiuso si tradurrà in una lotteria, senza alcun riguardo per il diritto allo studio e per le legittime aspirazioni di chi si approccia per la prima volta all’Università. Delle mille promesse fatte in passato su un ripensamento delle modalità di accesso a Medicina e Chirurgia non vi è più traccia”, dichiara Francesca Picci coordinatrice dell’Unione degli Studenti.

Inoltre, per le associazioni, quella del Miur è una “vera forzatura del tutto ingiustificata” di fronte alle gravi lacune di personale che colpiscono il nostro Sistema Sanitario Nazionale, soprattutto riguardanti alcune figure specialistiche.

 

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“Il numero di ingressi al corso di Laurea in Medicina e Chirurgia è infatti tarato sul numero di borse di specializzazione bandite di anno in anno da MIUR e ministero della Salute (circa 6.000); – aggiunge Martina Carpani coordinatrice Rete della Conoscenza – tuttavia questo sistema di programmazione è del tutto inadeguato sia perché continua a prevedere una sacca di precariato, lungi dall’essere riassorbita, tra la laurea e l’ingresso in specializzazione, sia perché il numero di borse di specializzazione ad oggi bandite è inadeguato a garantire il recupero dei pensionamenti complessivi dei medici e chirurghi del SSN, come denunciato sia da molte società scientifiche (ad esempio la Società Italiana dei Pediatri) sia dalle Regioni.”  Martina Carpani – coordinatrice Rete della Conoscenza

Proprio l’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna Sergio Venturi ha proposto di recente l’abolizione del numero chiuso per permettere nei prossimi anni un aumento delle borse di specializzazione.

“Il problema non è più rimandabile- conclude Andrea Torti coordinatore di Link coordinamento universitario – perché si tratta della salute di tutti i cittadini e cittadine e del diritto allo studio violato per troppe generazioni: il Governo apra un confronto con il mondo della Sanità e con gli studenti per ripensare la formazione medica e abolire il numero chiuso”.

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Alessandro Giuliani

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