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Università, orientamento e diritto allo studio: la ministra ammette che siamo arretrati

Per incrementare il numero di iscrizioni all’Università, bisogna sostenere i giovani meritevoli fino al conseguimento della laurea e migliorare l’orientamento post-diploma.

Ha le idee chiare la ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, a proposito del percorso da adottare per far lievitare il numero di “dottori” in Italia.

Complessivamente, negli ultimi anni la quantità di laureati si è ridotta. Poi, ci sono alcune realtà floride, con i numeri in controtendenza. Ma rappresentano delle eccezioni: tra i cittadini italiani il numero di adulti attorno ai 30 anni in possesso del titolo di laurea, rimane oltre 10 punti percentuali al di sotto della media UE.

“Dobbiamo andare avanti a sostenere” le immatricolazioni universitarie, ha detto la responsabile del Miur, a margine della presentazione, svolta il 13 giugno alla Luiss, del libro “Ero studente. Il desiderio di prendere il largo” di Giovanni Lo Storto.

Per avere più matricole negli atenei, ha detto la ministra, “ci dobbiamo impegnare molto di più su orientamento e diritto allo studio“.

 

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Durante l’intervento all’a Fedeli ha ammesso che sulla quantità di studenti accademici “siamo molto arretrati rispetto ad altri paesi europei”.

Per invertire la tendenza dobbiamo “investire sul diritto allo studio, togliendo quegli ostacoli che impediscono, per provenienza economica o sociale, ai talenti” di iscriversi all’università.

Allo stesso tempo, però, ha concluso Fedeli, dobbiamo “anche sviluppare molto di più le capacità di orientamento nelle scuole superiori ma anche dentro le medie“, perché “molto dipende anche da come si fa orientamento e da come si accompagnano i ragazzi rispetto alle loro possibilità”.

Quindi, ancora una volta, la qualità delle conoscenze che arrivano dalla scuola passa per la corretta formazione dei docenti. I quali, anche sul fronte dell’orientamento, non possono improvvisare.

 

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Alessandro Giuliani

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