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Università, pochi laureati ma gli atenei vogliono il numero chiuso pure per gli studi umanistici

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In Italia il numero di laureati è molto al di sotto della media europea. Però gli atenei continuano a mantenere i corsi a numero chiuso: ora anche nelle Facoltà umanistiche.

Potrebbe accadere in una delle Università più gradi ed importanti d’Italia: la Statale di Milano, dove martedì 16 maggio il Senato Accademico voterà per decidere se imporre o meno il numero chiuso ai Corsi di Laurea triennali della Facoltà di Studi Umanistici. Una modalità che servirebbe a fare una pre-selezione degli studenti, portando così a far frequentare sopratuttto i più motivati e predisposti a determinati corsi.

La decisione ha scatenato le ira degli Studenti Indipendenti Statale: “nonostante l’inaspettato blitz del Rettore al Comitato di Direzione della facoltà di Studi Umanistici, durante il quale ha sostenuto la legittimità del suo operato, oggi (15 maggio ndr) sono in programma alcune lezioni organizzate in collaborazione con i docenti nei chiostri ed in Piazza Fontana per ricordare che l’istruzione universitaria deve essere aperta ed accessibile a tutti”.

Durante la scorsa settimana i Dipartimenti della Facoltà di Studi Umanistici erano stati chiamati a decidere se introdurre il numero chiuso per i Corsi di Laurea triennali della Facoltà. I Collegi Didattici ed i Consigli di Dipartimento di Lettere, Storia, Filosofia e Beni culturali ed Ambientali si sono dichiarati contrari. E questo potrebbe pesare sulla decisione finale.

 

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Gli studenti mettono le mani avanti: “noi siamo contrari al numero chiuso, non solo perché i test utilizzati per metterlo in atto risultano in ogni caso arbitrari – spiega Davide Quadrellaro, rappresentante nel dipartimento di filosofia per la lista Link – Studenti Indipendenti Statale – ma soprattutto perché il numero chiuso è figlio di una logica che considera l’università un’istituzione esclusivamente professionalizzante e, nel caso specifico, di una svalutazione degli studi umanistici e di tutte quelle discipline che non sono principalmente finalizzate alla produzione di profitto.”

“Inoltre è inaccettabile – continua Quadrellaro – che si proceda con l’introduzione del numero chiuso dall’alto, negando l’autonomia dei singoli dipartimenti e il parere contrario che questi avevano espresso, preferendo orientarsi verso dei test di autovalutazione.”

Per questa ragione crediamo che la battaglia di oggi non riguardi solo il numero chiuso, ma chiami in causa il generale modo di procedere dell’attuale amministrazione. La decisione di inserire il numero chiuso nelle facoltà umanistiche e di disinvestire di conseguenza in quest’area disciplinare va infatti di pari passo col trasferimento delle facoltà scientifiche ad Expo, manovra che, se andasse in porto, comporterebbe una grossa spesa per l’ateneo a cui non è però possibile pensare di far fronte riducendo le risorse investite sulle altre facoltà”.

Gli studenti hanno fatto sapere che saranno in presidio, il 16 maggio, durante la seduta del Senato Accademico: “per ribadire che la soluzione alla mancanza di spazi, risorse ed insegnanti non è la riduzione del numero di studenti, ma l’aumento dei finanziamenti destinati alla scuola e all’università”.

 

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