Ha riscosso consensi oltre le aspettative e molto clamore la mobilitazione organizzata il 18 maggio dalle associazioni e dai sindacati universitari per protestare contro i tagli ai finanziamenti e l’ipotesi di approvazione del disegno di legge di riforma all’esame del Senato: mentre da viale Trastevere sono giunte conferme, attraverso dichiarazioni del ministro Mariastella Gelmini e del sottosegretario all’Istruzione Giuseppe Pizza, a proseguire nella riforma del sistema accademico, nei principali atenei italiani si è sviluppata la protesta sostenuta da un buon numero di docenti, ricercatori, amministrativi, tecnici e studenti.
Come annunciato, la contestazione ha di fatto bloccato buona parte delle attività accademiche per dare spazio ad assemblee, sit-in ed occupazioni dei rettorati: le iniziative più corpose si sono svolte a Roma, Milano, Torino, Trieste, Napoli, Ancona, Pavia, Urbino, Lecce, Cosenza, Palermo, Padova, Catania, Modena e Reggio-Emilia, Potenza e Messina.
“Il nostro obiettivo è quello di fermare con tutte le forze l’approvazione del disegno di legge Gelmini, la cui attuazione significherebbe un vera minaccia per il nostro futuro ed i nostri diritti”, ha spiegato Giorgio Paterna, coordinatore dell’Unione degli universitari. Specificando che “se si somma alla riduzione delle risorse destinate alla formazione andrebbe infatti a costituire un sicuro danno per le nuove generazioni”. L’apice della protesta si toccherà però il 19 maggio, quando davanti al Senato (dove le commissioni di competenza stanno discutendo sulla bozza della riforma) alle 10 si terrà un sit-in nazionale contro il ddl Gelmini. L’evento sarà raccontato attraverso tutte le radio degli atenei pubblici.
Proprio il Ministro ha però ribadito la volontà di andare avanti sulla strada delle riforme. “La stragrande maggioranza degli studenti, come dimostrano le recenti elezioni universitarie, ha voglia di cambiare e non ha nessuna intenzione di seguire chi cerca di strumentalizzarli: bisogna avere il coraggio di cambiare, di guardare ad una università moderna. Non serve ripetere vecchi slogan. Le ideologie devono essere lasciate fuori dall’università, l’unico interesse – ha concluso Gelmini – deve essere quello dei ragazzi e del loro futuro”.
“Il nostro obiettivo è quello di fermare con tutte le forze l’approvazione del disegno di legge Gelmini, la cui attuazione significherebbe un vera minaccia per il nostro futuro ed i nostri diritti”, ha spiegato Giorgio Paterna, coordinatore dell’Unione degli universitari. Specificando che “se si somma alla riduzione delle risorse destinate alla formazione andrebbe infatti a costituire un sicuro danno per le nuove generazioni”. L’apice della protesta si toccherà però il 19 maggio, quando davanti al Senato (dove le commissioni di competenza stanno discutendo sulla bozza della riforma) alle 10 si terrà un sit-in nazionale contro il ddl Gelmini. L’evento sarà raccontato attraverso tutte le radio degli atenei pubblici.
Proprio il Ministro ha però ribadito la volontà di andare avanti sulla strada delle riforme. “La stragrande maggioranza degli studenti, come dimostrano le recenti elezioni universitarie, ha voglia di cambiare e non ha nessuna intenzione di seguire chi cerca di strumentalizzarli: bisogna avere il coraggio di cambiare, di guardare ad una università moderna. Non serve ripetere vecchi slogan. Le ideologie devono essere lasciate fuori dall’università, l’unico interesse – ha concluso Gelmini – deve essere quello dei ragazzi e del loro futuro”.
Ragazzi che però, almeno in parte, non la pensano allo stesso modo: a Bari e Torino hanno deciso addirittura di occupare ad oltranza alcune Facoltà. Nel primo caso Scienze Politiche e Matematica; nel secondo il rettorato, Agraria e Veterinaria. E l’associazione studentesca Link ha contestato le dichiarazioni rilasciate dal ministro dell’Istruzione a proposito dei risultati provenienti delle elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale studentesco universitario: “la Gelmini – scrivono – dà i numeri. Citare a suo favore il risultato delle elezioni del Cnsu, in cui ha votato una percentuale ridicola degli studenti italiani, significa mentire spudoratamente”.
Secondo l’associazione, che in occasione delle elezioni per il rinnovo del Cnsu della scorsa settimana ha invitato gli studenti a disertare le urne in segno di protesta per una rappresentanza priva di potere decisionale, “quello della ministra è un patetico tentativo di nascondere che la stragrande maggioranza degli studenti italiani è contraria al suo progetto di riforma dell’università che completa il processo di privatizzazione in atto da ormai un decennio”.