Università e Afam

Università telematiche: più professori e rette sempre più care per gli studenti

In arrivo rette sempre più salate per gli studenti delle università telematiche. Ciò emerge dal Decreto Ministeriale n.1154 e dal Decreto Direttoriale 2711/2021 del Ministero dell’Università che stabiliscono un aumento del personale docente in relazione alla numerosità di studenti che danneggiano il sistema degli atenei telematici.

L’Università Cusano fa alcune stime che rendono più chiara l’idea. La necessaria assunzione di altri professori per singolo corso di laurea porterebbe a un costo studente fra gli 8.500 e gli 11.000 euro con la conseguenza di avere rette universitarie quintuplicate (da 3.000-4.000 euro a 16.000 con punte anche di 20.000). Agli atenei online non è garantita la stessa modalità di accesso ai fondi statali delle università tradizionali e vengono riconosciuti contributi parecchio minori rispetto agli atenei in presenza facenti parte della CRUI. Costi che si rifletteranno dunque sulle rette degli studenti delle telematiche, spesso lavoratori che non possono frequentare corsi in presenza.

Ancora l’Unicusano snocciola poi alcuni dati che non combaciano con quelli del Mur. Il costo medio per un professore ordinario non sarebbe di 115.000 euro ma di circa 158.000 e per un professore associato non di 80.000 ma di circa 109.000.

“Oggi per ogni corso viene imposto un aumento del numero di professori e ricercatori, sempre in relazione alla numerosità degli studenti, con l’aggiunta di tutor universitari specializzati, richiesti obbligatoriamente ai soli Atenei online; un aumento consistente di costi che andrebbero ad aggravare i bilanci di ogni ateneo telematico” spiega Stefano Bandecchi, presidente del consiglio d’amministrazione dell’Università Niccolò Cusano.

“Obbligare gli atenei telematici ad assumere un numero indiscriminato di professori, che dovrebbero dividersi gli studenti come se avessero bisogno di insegnare in un’aula di 150 mq, risulta essere semplicemente ridicolo, fazioso o assurdo” conclude Bandecchi.

Daniele Di Frangia

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