L’Usb Università sostiene che non è credibile chi si lamenta della fuga dei cervelli e del calo delle immatricolazioni continuando però ad accettare manovre che prevedono il “numero chiuso” di accessi ai corsi universitari, l’aumento delle tasse universitarie, l’eliminazione di corsi di laurea o di interi atenei, a vantaggio di università private o di altre da sempre privilegiate grazie alla loro collocazione territoriale.
Inoltre, l’Usb sottolinea che per evitare il fallimento dell’Università pubblica, non può essere sufficiente rivendicare il pur indispensabile aumento dei finanziamenti pubblici se questo non si accompagna a una politica che permetta l’acquisizione omogenea del libero sapere, uscendo dalle politiche europee finalizzate alla trasformazione sociale.
“Restituire l’autonomia responsabile all’Università, così come chiesto dalla Crui – si legge nel comunicato dell’Usb – non può che preoccuparci, alla presenza di una riforma che elimina la democrazia interna, lasciando pieno potere ai Rettori e ad un Consiglio di Amministrazione di fatto governato dai privati e dai ‘baroni’ al loro soldo”.
“Quello che si ostinano a nascondere i rettori, Mancini in testa, è la necessità di rivedere l’intera impostazione della riforma – prosegue l’Unione sindacale di base – costruita su principi quali competizione e falsa meritocrazia”.
L’Usb precisa che “insieme agli studenti, ai lavoratori e con tutte le forze sociali che hanno a cuore la difesa dello stato sociale, sarà parte attiva nel rivendicare che Università e Ricerca pubbliche mantengano il compito costituzionale di fornire ricerca di base e formazione permanente, per trainare la comunità in un necessario percorso verso lo sviluppo”.