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Uno sguardo all’educazione: gli indicatori 2006 dell’Ocse

Con esso vengono forniti agli educatori, ai responsabili politici, agli studenti, ai genitori e a tutti i soggetti comunque interessati all’istruzione, una vastissima gamma di indicatori che riflettono tutti gli aspetti quantitativi e qualitative dei sistemi scolastici dei Paesi aderenti all’OCSE.
Il rapporto fornisce anche informazioni per la valutazione di tutti quegli aspetti relativi all’acquisizione da parte degli studenti delle competenze di base.
Non è facile dare contezza della mole di dati messi a disposizione dal rapporto anche perché difficili sono le comparazioni stanti le differenze socio-economico-politiche tra i vari Stati, alcuni dell’Europa, altri dell’Asia, altri dell’America e pure dell’Australia.
Questi alcuni dati sintetici: in media, nei Paesi dell’OCSE, solo il 42% della popolazione adulta ha completato gli studi di istruzione superiore. Il 30% ha raggiunto un livello di scuola primaria o secondaria inferiore e il25% ha conseguitoun diploma di istruzione superiore.
Molto differenti tra gli Stati sono i livelli di istruzione: le più elevate prestazioni continuano ad essere quelli dei Paesi asiatici rispetto a quelli europei e agli Stati Uniti.
Taluni risultati mostrano che non esiste stretta correlazione tra il rapporto insegnanti/alunni e livelli di prestazioni: In Giappone, Corea, Messico, Brasile, Cile e Israele in ogni classe sono presenti 30 o più alunni contro i 20 o meno che si trovano nelle classi della Danimarca, dell’Islanda, del Lussemburgo, della Svizzera e della Federazione Russa. In Lussemburgo, tuttavia, solo il 2,7% degli alunni risulta di aver raggiunto ottimi livelli.
Le differenze tra i generi nei tassi di conseguimento di un diploma stanno sempre più cambiando a favore delle donne. Risulta che nella popolazione, tra i 20 e i 34 anni, sono le donne che compiono in media un numero maggiore di anni di studio contrariamente a quanto avveniva fino a qualche anno addietro.
Interessante è il quadro relativo alle remunerazioni: rispetto al PIL, gli stipendi più bassi tra gli insegnanti con quindici anni di esperienza nella scuola primaria e secondaria di primo grado si registrano in l’Ungheria dove si registra la più alta percentuale (0,91). Seguono, poi, l’Islanda (0,69), la Norvegia (0,87). I più alti si registrano in Corea.
Nella scuola secondaria superiore gli stipendi più alti sono quelli percepiti in Lussemburgo. I più bassi quelli che ricevono gli studenti polacchi.
Per quanto riguarda i finanziamenti la maggior parte vengono dalle fonti pubbliche, dai governi insomma.
Stranamente l’Italia si colloca al di sopra della media OCSE, il 27,9% contro il 23,6% per quanto riguarda i finanziamenti privati. Il nostro è un Paese in cui i privati investono di più dopo la Polonia e la Gran Bretagna.
Un dato particolarmente importante non può essere sottaciuto: molto differenti sono i livelli educativi raggiunti dagli studenti dei vari Stati. Ciò dovrebbe essere considerato sicuramente fisiologico per i motivi di cui sopra. Ciò che è paradossale, invece, è il fatto che in molti Stati molto bassi sono i livelli educativi e non sempre gli esiti sono in connessione con il benessere personale e lo sviluppo economico e sociale di un Paese.
Ancora una volta nulla di nuovo sotto il sole: non sempre Stati evoluti economicamente lo sono anche dal punto di vista educativo.
 
Giuseppe Guzzo

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