Gentile redazione,
dicembre, si sa, è mese di regali. Forse non è un caso, dunque, se proprio tra pochi giorni gli insegnanti riscuoteranno uno stipendio più pesante. Di pochi grammi, certo, ma comunque più pesante. Una cinquantina di euro, al netto delle imposte: hai voglia.
E’ uno Stato sobrio il nostro, del resto, e anche questo Governo ha voluto mantenersi su una linea minimal. Certo, poi arriverà la botta di vita nella forma degli arretrati che, in effetti, alcuni hanno fatto passare come fossero un dono ai docenti.
Peccato che invece si tratti semplicemente di quanto era dovuto e non era stato erogato in precedenza. La somma, dunque, di tante bricioline trattenute in precedenza dal nostro parco Stato e ora somministrate nella forma di un panino.
Già, parco. Certo, la sobrietà costituisce una qualità apprezzabile. Gli è però che la parchezza di questo Governo è caratterizzata da una curiosa e vistosa discontinuità: ora va, ora viene, baluginando come una lucciola nelle notti d’estate.
Per esempio, qualcuno qua e là ha notato che il popolo delle partite Iva si è visto innalzare la flat tax del 15% fino alla soglia “monstre” di 85.000 euro, cioè più del doppio dello stipendio di un insegnante a fine carriera e con il massimo possibile dell’anzianità di servizio, che però paga il 35% su una parte significativa della sua retribuzione. Un’iniquità sesquipedale, insomma. Le partite Iva – loro sì – certamente stapperanno tra breve una bottiglia importante e ne avranno ben donde.
Non capita spesso un regalo così. Poi, certo, proprio perché Natale è alle porte si è pensato anche a un presentino al popolo degli evasori, con il tetto all’uso del contante schizzato a 5.000 euro, pur se volendo si poteva fare di meglio, tanto è vero che Salvini voleva innalzarlo a 10.000, sempre in vista del Natale. Ma giustamente non poteva finire così. C’è chi, infatti, riceverà un regalo che può valere fino a 1.000 euro, nella forma di una cartella esattoriale cestinata. E, sempre per arrotondare, il pagamento con Pos potrà essere rifiutato dagli esercenti fino a 60 euro. Siamo ai minimi europei nell’uso della moneta elettronica ma per il Governo queste sono quisquilie.
E’ Natale, appunto: crepi l’avarizia. Oddio, sarebbe invero Natale anche per i docenti, ai quali però è stato elargito un aumento stipendiale inferiore al valore del regalo che tanti bimbi riceveranno nelle prossime settimane da Babbo Natale e/o da Santa Lucia. Mia figlia, lo ammetto, avrà di più.
E allora perdonerà, onorevole presidente del Consiglio, ma non so resistere alla tentazione e una domanda gliela devo proprio fare. Eccola. Lei si è sempre fregiata di essere una super patriottica, alfiere adamantino dell’Italia e dell’italianità in Europa e nel mondo. Un tricolore con sembianze umane, insomma, sempre pronto a sostenere lancia in resta il Paese con orgoglio tale da far impallidire quello con cui Aldrin e Armstrong hanno conficcato il vessillo a stelle e strisce sul suolo lunare.
Dunque, mi dica: che cosa c’è di patriottico nel sostenere chi ha spesso evaso ed eluso il fisco (dati del Ministero dell’Economia: nel 2020 il tax gap tra lavoratori autonomi e imprese ha raggiunto il picco del 68,7%) mandando i figli a scuola a spese altrui, curandosi a spese altrui, trovando strade asfaltate e illuminate a spese altrui e nel dimenticarsi di chi in fondo, bene o male, ha tenuto in piedi quell’istruzione che insieme alla sanità costituisce il pilastro più importante su cui si regge il Paese? Me lo spieghi bene, con parole semplici e senza circonlocuzioni perché lei è donna di proverbiale schiettezza e io, come direbbero alla Garbatella, “so’ de coccio”.
Mi tolga la curiosità, onorevole presidente. Così, magari, riuscirò finanche nell’arduo cimento di farmi piacere il regalino dicembrino nella busta paga, al momento indigesto più di un cotechino trangugiato in un sol boccone.
Sergio Mantovani
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