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Uno studente immigrato su quattro deriso per le origini

Gli studenti italiani sarebbero tra i più attivi in Europa nel deridere i ragazzi immigrati di prima generazione, nati all’estero e giunti nel nostro paese in età scolare, a causa delle loro origini, dei tratti fisici e della lingua diversa: la notizia proviene da una corposa ricerca condotta dal British Council (l’ente internazionale Britannico per le relazioni culturali e le opportunità educative) su un campione di 3.500 studenti tra i 13 e i 17 anni di tutta Europa.

Secondo quanto riferito dai ricercatori britannici, nel nostro Paese il 24% degli immigrati di prima generazione, in pratica uno studente su quattro nato all’estero, sarebbe stato in qualche modo vessato o semplicemente deriso dai compagni almeno una volta negli ultimi 3 mesi.
I motivi risalirebbero ad una serie di fattori riassunti dagli stessi ricercatori britannici: “colore della pelle, apparenza fisica, lingua, eventuali disabilità e il Paese di origine costituiscono per gli studenti in Italia i motivi principali per cui i ragazzi diventano oggetto di scherno a scuola“.
L’alta percentuale di casi di intolleranza, confermata comunque in quasi tutti i paesi dell’Ue, sembrerebbe in contrasto con la consapevolezza della gran parte degli studenti europei (l’80%) sull’impegno che le scuole stanno mettendo in atto per superare i problemi di integrazione.
Gli studenti avrebbero individuato nel ‘confronto’ la strada da percorrere per superare le barriere culturali: il 66% degli intervistati ritiene che avere tempo per parlare e conoscere meglio la cultura d’origine dei propri compagni e per parlare delle proprie differenze sia,infatti, fondamentale per offrire maggiori possibilità di inclusione.
Tutte le proposte più indicative degli studenti europei sono state inserite in una “Carta delle raccomandazioni”, presentata ai Policy Maker Europei presso il Parlamento Europeo. Elemento fondamentale per il superamento delle barriere viene ritenuto quello della padronanza della lingua: i ragazzi lo ritengono determinante per un’integrazione meno problematica. Ma se hanno le idee così chiare perché poi adottano comportamenti opposti? Per avere risposte calzanti, probabilmente, sarebbe interessante rivolgersi alle famiglie: i luoghi da dove ancora troppo spesso nascono più o meno evidenti i segnali di intolleranza.

Alessandro Giuliani

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