Nonostante le “Navi della legalità” e le commemorazioni periodiche della strage di Capaci (PA), dove rimase ucciso il giudice Falcone con la scorta, il 23 maggio 1992, uno studente su due non saprebbe cosa in effetti sia successo. Sarebbe il 51,7 % degli intervistati, oltre la metà dei 2.288 partecipanti, che avrebbe ammesso di non sapere cosa sia accaduto in quella fatidica e terribile data. Solo il 27 % ne ha parlato a scuola e il 13 % in famiglia, mentre sarebbero migliorate sensibilmente le risposte alle domande legate direttamente ai nomi di Falcone e Borsellino: per l’82 % si tratta di due magistrati che hanno combattuto contro la mafia e sono morti per questo e l’11% li ha descritti come due eroi abbandonati dallo Stato e dalla gente. Tanti gli studenti che, ricordando l’uccisione di Falcone e Borsellino, hanno dichiarato di vedere i due magistrati come grandi esempi per le nuove generazioni: la pensa così il 57%. Mentre il 25 % ritiene che da allora la mafia sia stata combattuta più duramente. Per il 35,5 % degli intervistati per combattere le mafie occorre creare una cultura della legalità in classe, nelle scuole. E uno su tre ha tirato in ballo direttamente i politici, dichiarando che la vera guerra alla malavita si porta avanti fermando la corruzione della classe politica. Gli studenti intervistati, riporta Lettera43 da cui prendiamo la notizia, avrebbero pure definito come irresponsabile il proliferare di film e serie televisive sulla mafia e sulla malavita organizzata in generale. Secondo i ragazzi, il rischio è di creare eroi distorti, romanzando figure che di buono non hanno assolutamente nulla, anzi, “esaltano la cultura mafiosa”. Questo il sondaggio del portale degli studenti per commentare il quale abbiamo usato il condizionale, proprio perché non conosciamo i meccanismi “scientifici” dello stesso. E’ probabile dunque che in effetti sia così, e cioè che la metà degli studenti non sappia cosa in effetti sia accaduto sia a Capaci e sia in Via D’Amelio, e cosa rappresentino quelle date per gli onesti, per la democrazia e per uno stato etico, ma è difficile crederlo, considerato pure che dei fatti di mafia e di sangue, alla organizzazione criminale assimilati, se ne parla spesso e a lungo si commentano. Non parlarne e non commentarli a scuola, anche durante le ore di discipline non perfettamente collegate alla storia o all’educazione civica o all’umanesimo, sembra poco credibile.
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