Sull’educazione alla cittadinanza, sindaci e amministratori passano ai fatti: venerdì 20 luglio avvieranno dalle piazze delle loro città la raccolta di firme a sostegno della legge di iniziativa popolare – promossa dall’Anci con il Comune di Firenze – per introdurre l’ora di educazione alla cittadinanza come materia curricolare nelle scuole di ogni ordine e grado.
Alcune decine di Comuni parteciperanno alla prima giornata di mobilitazione, cui ne seguiranno, annunciano i promotori, anche altre.
I motivi dell’iniziativa
L’annuncio è arrivato dal presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro: “Rispetto a episodi frequenti di noncuranza per i beni di tutti e di scarsa consapevolezza delle conseguenze di azioni sconsiderate, dall’imbrattare un muro allo sporcare la strada, noi sindaci – ha detto il primo cittadino barese – proviamo a rispondere con l’introduzione della materia di educazione alla cittadinanza in tutte le scuole”.
“Una materia – ha continuato – per interrogarsi sulle regole e sul loro significato, sul rispetto del bene comune e dell’altro. Diritti e doveri, quel che fa di ciascuno di noi un cittadino migliore. Dedicare cura alla formazione di una coscienza civica, sotto tutti gli aspetti, potrà assicurare preziosi alleati a tanti che si battono ogni giorno per il rispetto delle regole e della legalità”.
Una coscienza che avrà, inevitabilmente, riflessi positivi anche sul rapporto con gli altri, anche con i propri docenti, sempre più spesso vittime di aggressioni.
Discreta adesione
A dare l’adesione all’iniziativa sono stati diversi sindaci: quello di Firenze, dove si troveranno il primo cittadino Dario Nardella e il presidente dell’Anci Toscana Matteo Biffoni; ovviamente Bari, con in prima fila il sindaco e presidente dell’Anci Antonio Decaro. Iniziative specifiche si svolgeranno anche a Roma e Milano, così come a Empoli, Ravenna, Mantova, Bologna.
Hanno assicurato la loro partecipazione all’iniziativa, anche i sindaci di altre città meridionali: da Chieti a Napoli, Catania e Ragusa e di piccoli centri come Valdengo e Casnate con Bernate.
Sala (Milano): diritti e dovere vanno insegnati a scuola
“In più di una occasione – ha fatto sapere il sindaco di Milano Giuseppe Sala – ho dichiarato quanto sia necessario insistere sull’educazione di bambini e ragazzi al rispetto della città, e di tutto ciò che è bene comune. Muri imbrattati, giochi spaccati, cartacce buttate a terra, solo per indicare alcuni degli effetti della mancanza di educazione, ma anche ignorare i principi su cui si fonda la nostra Repubblica, a cominciare da quello di uguaglianza nei diritti e nei doveri, ci dicono che è il momento di tornare ad insegnare queste norme nelle scuole, come accadeva tanti anni fa”.
Per Sala, questa iniziativa è “l’opportunità per aiutare i nostri ragazzi la a formare un senso critico e a capire quanto la cura del luogo in cui abitano e il rispetto delle regole di convivenza siano fondamentali per essere veramente dei buoni cittadini. Per questo sosteniamo con convinzione la proposta di Anci e anche a Milano procederemo alla raccolta di firme”.
La sindaca Raggi: un punto di partenza
“Aderiamo a questa iniziativa che si integra perfettamente con la nostra idea di comunità – ha detto la sindaca di Roma, Virginia Raggi -: per riattivare percorsi di partecipazione tra i ragazzi occorre infatti lavorare nelle scuole, a partire dai primi anni, sull’idea di responsabilità civica. Lo scollamento con le istituzioni si argina rimettendo al centro valori condivisi, a partire da quelli contenuti nella nostra Costituzione”.
“Noi già stiamo procedendo convintamente in questa direzione, grazie a un importante rafforzamento delle iniziative legate alla conoscenza della carta costituzionale e anche alla memoria nelle scuole e nei territori. Per questo raccogliamo l’invito dell’Anci, che rappresenta un efficace punto di partenza nella costruzione di una nuova idea di cittadinanza”, ha concluso la Raggi.
Nardella (Firenze): siamo uniti
Il sindaco di Firenze Dario Nardella si è detto “molto contento che oggi con città grandi e piccole e sindaci di ogni colore politico siamo uniti nel lanciare la raccolta delle firme per la legge di iniziativa popolare sull’educazione alla cittadinanza”.
“È un obiettivo che raccoglie il bisogno di spirito civico sentito da ogni sindaco e da ogni comunità”, ha concluso Nardella.
L’obiettivo: 50mila firme
L’iniziativa, che sarà riproposta anche a settembre in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico, vedrà allestiti banchetti e gazebo per la raccolta delle firme, con eventi, declinati città per città, per coinvolgere al massimo cittadini e comunità.
Sarà distribuito materiale informativo e illustrato l’articolato della proposta di legge che una delegazione di sindaci ha depositato in Corte di Cassazione lo scorso 14 giugno.
Per raggiungere le 50mila firme necessarie per una proposta di legge di iniziativa popolare c’è tempo fino al 5 gennaio.
La proposta di legge, il materiale grafico e gli aggiornamenti sugli eventi della campagna sono pubblicati sul sito e sulle pagine social dell’Anci.
Gli hashtag sono #Educazioneallacittadinanza e #Obiettivo50mila.
Turi (Uil): segnale positivo
Tra le reazioni positive per l’iniziativa, ci sono anche quelle sindacali: secondo il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi, è “una proposta che ben comprende il valore della scuola per il vivere civile. La proposta di legge dell’Anci è un segnale positivo in favore del sistema scolastico italiano, che ha già messo in atto ampie esperienze di educazione alla legalità e alla cittadinanza nelle scuole statali”.
Per queste stesse finalità, da tempo la Uil Scuola, sta attivando ogni iniziativa e azione, per mantenere e rilanciare i valori costituzionali.
“Principi, che sono alla base delle garanzie del nostro stato di diritto, della convivenza sociale, delle scuole statali di questo paese. Tuttavia – continua il segretario generale della Uil Scuola – non è solo con la richiesta di un’ora obbligatoria di educazione alla cittadinanza che si risolve il problema: vanno liberate le scuole dall’oppressione burocratica in cui sta cadendo per effetto di pseudo riforme che stanno stravolgendo i valori di riferimento ideali, valori richiamati anche nell’iniziativa dei Comuni”.
“La condizione per ottenere la crescita sociale auspicata – conclude Turi – si ottiene dando alla funzione docente la dignità e libertà che la Costituzione gli riconosce. Ciò proprio in funzione del diritto primario degli studenti, che va garantito”.