Domenica scorsa, 3 settembre, nel corso di una festa di paese nel pavese un uomo ha iniziato a inveire contro alcune ragazzine minorenni, riempiendole di insulti omofobi: “Lesbiche di m***a, vi ammazzo”, ha urlato, facendole fuggire in cerca di aiuto.
A difenderle è stata una docente di 45 anni che insegna storia e filosofia in una scuola superiore, che è stata colpita dall’uomo infuriato. Quest’ultima ha raccontato i fatti a La Stampa: “Ho rimediato un pugno in faccia e sono finita a terra. Ho passato la notte al pronto soccorso dell’ospedale San Matteo di Pavia e dopo due giorni ho ancora uno zigomo e la lingua gonfi, il labbro spaccato e dieci giorni di prognosi”, queste le conseguenze dell’aggressione.
La donna non si pente di ciò che ha fatto: “Fiera di trovarmi qui per aver preso le difese di un gruppo di ragazzine importunate da un adulto. Sarebbe potuta finire molto peggio ma sono orgogliosa di quello che ho fatto. Non è possibile che nel 2023 ci sia gente che si permette di dire certe cose. A maggior ragione se l’obiettivo dell’odio sono delle minorenni, poco più che bambine. Ma non è possibile nemmeno che, in mezzo a centinaia di persone, nessuno intervenga. Lo dico da madre, insegnante e persona che si batte per i diritti Lgbtq+”.
Ecco nei dettagli cosa è successo: “Dopo pochi minuti che passeggiavo, infatti, mi sono accorta che c’erano quattro ragazzine che avrebbero potuto avere all’incirca l’età delle mie alunne o di mia figlia più grande che cercavano di fuggire da un uomo. Questo tizio le stava spintonando e insultando con frasi omofobe. Io non lo conoscevo, mai visto prima. Se l’è presa con me soltanto perché mi sono messa in mezzo. Continuava a ripetere che io non sapevo nulla e la frase ‘quelle hanno importunato mia figlia’. Le ragazzine, impaurite, correvano e piangevano. Una situazione surreale. Non mi dava retta in alcun modo. Devo dire che anch’io a un certo punto ho perso le staffe e gli ho lanciato addosso un bicchiere di Coca Cola, sperando che si calmasse e si fermasse un attimo. Invece niente. Pure la figlia ha provato a fermarlo senza successo”, ha spiegato.
Dal racconto traspare tutta la rabbia della prof, che ha quanto pare non era la docente delle ragazze e non le neanche: “Nessuno è intervenuto. La cosa pazzesca è che stando a quello che mi hanno raccontato più tardi le giovani vittime, e anche altri testimoni, prima che arrivassi io c’erano stati anche sputi e tirate di capelli da parte di questo signore nei confronti del gruppetto. Com’è possibile che accadano ancora certe cose? Tutti i presenti hanno visto quello che stava succedendo e hanno sentito le frasi orribili che quel tizio urlava liberamente in mezzo alla festa del paese. Solo un’altra donna ha cercato di aiutarmi, tentando anche di tenermi in piedi quando sono caduta”.
La donna ha fatto denuncia: “Non ci ho pensato nemmeno un attimo. Dopo essere caduta sono stata avvicinata da un gruppo di ragazzi che ha chiamato la Protezione civile e la polizia municipale. Contemporaneamente io ho telefonato. Solo a quel punto alcuni signori l’hanno accerchiato il mio aggressore e l’hanno tenuto fermo in attesa dell’arrivo dei carabinieri. Spero che anche i famigliari delle ragazze siano andati in caserma e che al più presto vengano fatti tutti gli accertamenti del caso anche da parte della procura”.
“Adesso mi sento meglio. Il pugno non è stato nulla di trascendentale. Più che dolore mi ha causato inizialmente paura e poi tanta rabbia. Mi sono pure dovuta sentire una sgridata coi fiocchi da parte dei miei genitori. Li capisco, ma io sono incapace di stare ferma se vedo un’ingiustizia. A 18 anni, difendendo un’amica da un’aggressione, mi sono rotta un braccio. A 45 mi è capitata questa. Spero di rimanere così fino a 90 anni”, ha concluso con orgoglio.
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