Per combattere la triste piaga dell’analfabetismo è assolutamente urgente intervenire sulla struttura della scuola media
È un grido di allarme molto forte, un SOS disperato in favore della nostra lingua, l’appello lanciato da 600 docenti universitari relativamente alle competenze e abilità linguistiche di base possedute dagli studenti che scrivono commettendo errori grammaticali da terza elementare.
La questione non è una novità o una scoperta fantascientifica ma è risaputa da tempo solo che oggi, con l’avvento della tecnologia, si è ulteriormente aggravata se non addirittura cronicizzata. Si è cronicizzata al punto tale che i docenti universitari si sono armati di carta e penna affilata ed hanno inviato una lettera al Governo italiano intimandolo a darsi una mossa per recepire e mettere in cantiere strategie didattiche ed educative in grado di elevare le conoscenze linguistiche degli studenti, in particolare quelli della fascia scolare compresa tra la scuola primaria e la scuola secondaria di I grado.
Non è possibile, ad esempio, che uno studente delle scuole superiori che si avvia a compiere un percorso universitario commetta errori grammaticali e sintattici (e senza accento, a senza acca se trattasi di verbo avere etc..) da scuola elementare o addirittura legga sillabando o senza naturalezza e scorrevolezza espressiva.
La colpa a chi attribuirla? Ovviamente al sistema scolastico del nostro Paese che, nelle diverse riforme che si sono susseguite nel corso degli anni, non si è minimamente preoccupato della situazione REALE delle competenze linguistiche degli alunni, ma ha quasi sempre aggirato il problema senza andare a risolverlo alla radice. Le prove INVALSI, inserite all’interno dell’Esame di Stato, potevano essere una cartina tornasole per monitorare le competenze linguistiche e sintattiche degli studenti, ma purtroppo sono state depotenziate.
Anzi, alla luce di tutto ciò, sarebbe stato giusto pensare di modificare strutturalmente l’assetto didattico della scuola secondaria di I grado, considerata da tempo l’anello debole del sistema scolastico italiano, potenziando ulteriormente le ore dedicate alla lingua italiana, in particolare quelle relative allo studio della grammatica?
Questo poteva essere un altro tassello da inserire nella discussa legge 107/2015 che andava a riconsiderare il quadro organizzativo e didattico delle ore assegnate allo studio dell’italiano con una ridistribuzione delle discipline all’interno del monte ore. Una certa colpa è da attribuire anche alla classe docente italiana che deve assolutamente insistere molto con verifiche scritte ed orali proprio sulle competenze grammaticali di base, senza mai stancarsi di andare poi a correggere gli errori sintattici compiuti dagli alunni.
Credo che perseverando su questa strada qualcosa si possa ottenere. È, tuttavia risaputo che l’unica medicina in grado di guarire dal “mal di grammatica” è la lettura e non vi sono altri antidoti, ma il fatto che si legge poco e si scrive male è da colpevolizzare all’uso smodato ed eccessivo della moderna tecnologia soprattutto degli smartphone e di whatsapp in cui gli adolescenti scrivono parole abbreviate, senza accenti, apostrofi e punteggiatura, quasi al limite dell’ubriacatura tecnologica.
Scrivendo a mano in corsivo e stampatello (vi sono alunni che scrivono solo in stampatello e non conoscono il corsivo perché non glielo hanno insegnato o fatto esercitare) la parola pensata o elaborata nella mente corre attraverso il braccio arrivando alla mano per fermarsi sul foglio di carta e sembra che vi sia una stretta correlazione neurofisiologica tra il cervello e la mano: per questo scrivendo a mano si scrive meglio e correttamente. I livelli di competenza e abilità linguistica prima dell’era tecnologica erano più elevati e questo è stato dimostrato scientificamente, ma ora è il tempo di intervenire subito per cercare, in qualche modo, di arginare il problema e lo Stato deve fare ora la sua parte perché, se si lascia ancora correre, avremo una futura classe generazionale di incompetenti linguistici da far paura.
A poco servono i progetti, tanto che la scuola italiana è diventata una vera e proprio progettificio tanto che se ne fanno a iosa: ora c’è veramente bisogno di mettere mano seriamente al sistema strutturale della scuola media per combattere la gravissima e dilagante piaga dell’analfabetismo di ritorno!
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