L’Associazione Nazionale Docenti chiede che venga istituito un Consiglio Superiore della Docenza, con competenze su stato giuridico e procedimenti disciplinari.
«Appare evidente – afferma il prof. Francesco Greco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti – che vicende come quella che ha riguardato la prof.ssa Rosa Maria Dell’Aria, di Palermo, non debbano più accadere. Tuttavia – precisa – tante altre vicende sono accadute, seppur per questioni diverse. Troppe volte i docenti sono stati colpiti da sanzioni disciplinari per fatti privi di fondamento giuridico e costretti a subire la gogna mediatica, anche se poi le sanzioni sono state annullate in via giudiziale. È lapalissiano che, permanendo l’attuale sistema disciplinare, altre vicende, riguardanti anche comportamenti diversi, potranno continuare ad accadere. È innegabile, del resto, che nel passato questo non avveniva, quando i procedimenti disciplinari erano rimessi ad organi collegiali terzi che garantivano una valutazione imparziale e circostanziata dei fatti contestati. È proprio alla luce di queste considerazioni, che non sono più accettabili dichiarazioni di circostanza, la politica faccia delle scelte conseguenti, se vuole evitare veramente il ripetersi di altre brutte pagine per la nostra scuola e la nostra democrazia».
«Alle autorità, che sulla vicenda sono intervenute, Salvini, Di Maio, Fico, Bussetti, Giuliano -conclude Francesco Greco – chiediamo di farsi promotrici dell’istituzione di un organo di garanzia della libertà di insegnamento, quale potrebbe essere il Consiglio Superiore della Docenza (CSD), a cui debbano essere rimesse tutte le questioni dello stato giuridico, della carriera e soprattutto dei procedimenti disciplinari. Di certo, una valutazione collegiale, trasparente, equilibrata e di alto profilo culturale e professionale, quale assicurerebbe un organo di garanzia, non solo rimetterebbe al mittente iniziative disciplinari come quella istruita contro la prof.ssa Dell’Aria, ma sicuramente sposterebbe la sua attenzione dall’accusato all’accusatore».